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Recensione: Morte a Roma, di Robert Katz

Morte a Roma
Morte a Roma

Robert Katz è uno studioso e giornalista americano che si è interessato a fondo del periodo dell’occupazione nazista a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale e del ruolo della Resistenza durante tale periodo. Ha scritto diversi libri legati a questi temi, tra cui “Dossier Priebke” e “Roma Città Aperta: Settembre 1943 – Giugno 1944”, quest’ultimo che ricostruisce la storia dell’occupazione nazista nella città e il ruolo degli attori in campo.

In questo libro si occupa di mettere insieme tutto il materiale a disposizione sul caso delle Fosse Ardeatine per scrivere un saggio che a tratti sembra un romanzo e che alla fine si rivela una sorta di storia d’amore nei confronti della libertà e del coraggio di uomini e donne che hanno voluto rischiare la propria esistenza per un ideale e la speranza di una vita più degna di essere vissuta, nella propria Patria, secondo le proprie leggi.

Non sono solo ricostruiti i fatti, ma vengono descritte anche le personalità, i dubbi e le paure che animano i vari protagonisti della storia.

I “cattivi” non sono figure amorfe, ma con una volontà e degli ideali precisi; si possono riscontrare in essi dei tratti di umanità che tuttavia vengono spesso sopraffatti dalla necessità di obbedire agli ordini; più volte, durante la loro accusa, diranno di aver semplicemente eseguito gli ordini, come se questo li esonerasse da qualsiasi responsabilità.

Katz comincia il libro raccontando l’evento che scatenerà la rappresaglia dei tedeschi e porterà all’uccisione di 335 uomini: l’attacco di via Rasella del 23 marzo 1944, l’atto di guerriglia più imponente in Europa contro gli invasori tedeschi e che costò la vita a 33 uomini della IVX armata Bozen, umiliando le forze nemiche, che inizialmente lo tennero  segreto per non provocare reazioni nella popolazione romana, che  avrebbe potuto rendersi conto di quanto il nemico fosse vulnerabile.

La reazione dei vertici tedeschi, a partire da Hitler e Himmler, fu terribile e propone misure drastiche. Dopo diverse mediazioni con i vertici nazisti in Italia, si arrivò alla soluzione per cui per ogni nazista ucciso sarebbero dovuti essere giustiziati 10 italiani. Ma chi erano gli italiani destinati a subire tale sorte? Membri della Resistenza romana di ogni genere ed estrazione sociale, ma anche gente comune, moltissimi ebrei, tra cui talvolta famiglie intere, un sacerdote e un ragazzo di 15 anni. Vengono raccontate molte delle loro vite, dei loro atti coraggiosi di resistenza, al carcere e alle torture, sempre fedeli all’ideale della libertà.

Gli stessi nazisti si spaventarono di fronte all’eccidio: molti di loro volevano rifiutarsi di uccidere, e spesso vennero persuasi solo dalle minacce e grazie all’uso dell’alcool; quindi a commettere una strage inumana, anche per i metodi usati, non furono soldati senza scrupoli e precisi, ma uomini pieni di paure e in preda ai fumi dell’alcool.

A fine strage i tedeschi volevano seppellire la vicenda, insieme ai morti, ma gli abitanti romani capirono qual era il luogo dell’eccidio e  portarono fiori di fronte alle Fosse, taluni provando ad entrare.

I tedeschi, tramite i mezzi di informazione italiani, cercarono di imputare le colpe ai terroristi “comunisti – badogliani” di Via Rasella, addossando in modo paradossale la responsabilità delle uccisioni agli stessi italiani che si battovano per la propria liberazione.

La Resistenza romana fu in realtà molto più complessa di come vorrebbero dipingerla i nazisti, e Katz ci riporta il loro tentativo coraggioso di andare oltre alle sue divisioni interne, per creare le basi per una società libera e più giusta, che sarà l’Italia liberata.

Il libro rende partecipe il lettore di una storia quasi surreale, di terrore e crudeltà, certo, ma anche di coraggio al di fuori del normale, a cominciare da quello delle vittime; e poi Katz parla del silenzio di chi non ha impedito tale strage, a partire dal Vaticano, di chi non parla di tali atti di eroismo, e di chi ancora, dopo i processi ai colpevoli, esalta gli invasori e i loro alleati italiani sminuendo il ruolo fondamentale della Resistenza italiana che, lungi dall’essere studiata, è ancora oggetto di controversie. Tanti dei valori che difendeva, dignità, fiducia nell’essere umano, lealtà, sono ormai dimenticati, in una società spesso più libera solo formalmente.

Elisabetta Narese

Elisabetta Narese è dottoressa in Global Studies e ha un passato come insegnante di diritti umani in Ucraina. Ascolta molto e parla poco, a meno che l'argomento non le interessi. Ama le avventure, le organizzazioni umanitarie, viaggiare e scoprire cose nuove. Ha sempre la valigia pronta e una destinazione in mente. La prossima? Al momento è a Mosca, poi chissà... Cosa fa su MeLoLeggo? Legge e recensisce, ovviamente. Non ha gusti difficili, ma ammette una certa predilezione per Haruki Murakami, Truman Capote, C.S. Lewis, i saggi incentrati su temi storici e qualsiasi cosa che riguardi il Medio Oriente. Fonti sicure affermano però che la sua libreria ospiti anche l'intera saga di Harry Potter.

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