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Recensione: La vera storia del pirata Long John Silver, di Bjorn Larsson

La vera storia del pirata Long John Silver
La vera storia del pirata Long John Silver

Quanti di voi ricordano la trama dell’Isola del Tesoro, di R.L. Stevenson, un capolavoro della letteratura d’evasione e d’avventura così caro ai ragazzi, almeno quelli di una volta (nel senso che tutti siamo stati ragazzi, almeno una volta)?

Tempo fa, discutendo con un collega di lavoro, iperappassionato di libri, mi trovai a parlare di Bjorn Larsson. Mi fu consigliata la lettura del Cerchio Celtico, scritto da quest’uomo che aveva vissuto per anni su una barca e aveva attraversato il mare del Nord fino a giungere oltre la Scozia, traendo materiale per molte storie da queste esperienze marinare solitarie.

Dopo aver letto (e apprezzato) il libro, scelsi di acquistarne altri. Ed ecco che il collega mi tirò fuori una “chicca”: La vera storia del pirata Long John Silver. Ma questo è pazzo… Silver era un personaggio inventato, chi poteva avere l’ardire di scriverci sopra e soprattutto millantare lo scritto come storia vera? Incredulo, mi apprestai alla lettura e, come manna dal cielo, apprezzai lo scorrere delle pagine di un libro (io che pure ne leggo a decinaia e decinaia) che mi provocò un piacere enorme. Una storia cruda, realistica, documentata, pazza fino a un certo punto, ma non oltre. Sembrava quasi che Larsson avesse intervistato il vecchio John. Un bastardo fatto e rifinito, il soprannominato Barbecue, il vero lato oscuro che dal romanzo (pure bellissimo) di Stevenson non può emergere (per dovuti limiti imposti dall’epoca) in tutta la sua realistica forza. Il tutto è narrato con dovizia di particolari, in una storia in cui si parla di contrabbandieri, viaggi per mare, schiavi e torture, impiccagioni, burrasche e torrenti di rhum. Un libro intriso di un romanticismo non sfacciato, che a luoghi ricorda (almeno a me che scrivo) Moll Flanders del Defoe, che appare anche in questo testo come un personaggio reale. E il vecchio Silver, dall’isola di Madagascar, dove si ritrova vecchio e pensieroso, ripercorre la sua “carriera” raccontando,con forza e caratura non comuni, la sua “vera” storia. Un libro da leggere, un esperimento di ottima levatura, a mio parere riuscitissimo.

Come dice l’editore: “… Ci sono libri che danno pura gioia … È quel che capita con il romanzo di Bjorn Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell’infanzia, a viaggiare tra porti affollati di vascelli, taverne fumose, tesori, arrembaggi, tempeste improvvise e bonacce … Chi racconta in prima persona è Long John Silver, il temibile pirata con una gamba sola dell'”Isola del Tesoro”, fatto sparire nel nulla da Stevenson per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie…”

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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