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In terra straniera gli alberi parlano arabo, di Usama al Shahmani

Il protagonista di In terra straniera gli alberi parlano arabo (Marcos y Marcos, traduzione di Sandro Bianconi) è un profugo iracheno che parte per la Svizzera in cerca di una vita migliore. È in fuga da una guerra che ha distrutto il suo Paese, dove chi rimane sopravvive in un ambiente pericoloso e dove ogni giorno si rischia la vita.

Attraverso le parole dell’autore, Usama al Shahmani, scopriamo cosa vuol dire essere in esilio, cercare di integrarsi in un luogo sconosciuto, con la nostalgia perenne di quello che si è lasciato.

C’è chi non parte perché mai vorrebbe lasciare la sua amata terra e per non essere per sempre uno straniero da un’altra parte, come Alì, fratello del protagonista. Per altri, invece, lasciare tutto a volte è necessario.

In terra straniera gli alberi parlano arabo
 

Emergono i racconti dei giorni trascorsi nel centro per richiedenti asilo, dei tentativi di trovare un lavoro e delle relazioni intrecciate con altri profughi, in quella che è una lotta quotidiana, ma che diventa anche incontro, condivisione e impegno.

Un incontro fondamentale è quello con la natura, sempre presente ed accogliente, in tutti i luoghi, che si tratti di Iraq o della nuova “casa” in Svizzera. Ed è proprio così che si apre il romanzo: parlando di qualcosa di così semplice, ma anche così profondo, come il camminare nei boschi, per ritrovare una dimensione più semplice e a misura d’uomo. Usama, il nostro protagonista, camminando si accorge che “la natura non era affatto muta, bastava rivolgerle la parola e stare ad ascoltarla”.

Anche lì, in quella terra straniera ed estranea, è possibile trovare un proprio posto, una familiarità e una vicinanza a quella che alla fine è la stessa umanità, lo stesso pianeta che dividiamo.

Collegati alla natura sono i ricordi della vita in Iraq, di quell’insegnante che percepisce la natura come una forza benevola, e della nonna, che spesso viene menzionata, persona semplice e intensa allo stesso modo, legata anche lei alla forza onnipresente della natura e alla sua influenza sulle persone.

La storia va spesso avanti e indietro, fra i ricordi della vita in Iraq e l’attuale vita in Svizzera; e così anche il protagonista oscilla fra quel sentire di essere uno straniero e l’arrivo di nuove promesse e speranze di una vita di pace.

In terra straniera gli alberi parlano arabo è un romanzo sulla ricerca di sé stessi, sul rimanere sempre sospesi fra il ricordo delle proprie radici e la ricerca di nuove strade, rimanendo sempre legati a quei racconti della propria famiglia e della propria terra che influenzano la nostra identità e vanno in giro per tutto il mondo, seguendo i nostri passi.

Elisabetta Narese

Elisabetta Narese è dottoressa in Global Studies e ha un passato come insegnante di diritti umani in Ucraina. Ascolta molto e parla poco, a meno che l'argomento non le interessi. Ama le avventure, le organizzazioni umanitarie, viaggiare e scoprire cose nuove. Ha sempre la valigia pronta e una destinazione in mente. La prossima? Al momento è a Mosca, poi chissà... Cosa fa su MeLoLeggo? Legge e recensisce, ovviamente. Non ha gusti difficili, ma ammette una certa predilezione per Haruki Murakami, Truman Capote, C.S. Lewis, i saggi incentrati su temi storici e qualsiasi cosa che riguardi il Medio Oriente. Fonti sicure affermano però che la sua libreria ospiti anche l'intera saga di Harry Potter.

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