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Il segno, di Sarah Lotz

L’ho trovata in cucina. Era distesa vicino al frigo, scomposta, a pancia in su. C’era rosso ovunque. Spruzzi sulle pareti, sul frigo, sugli altri elettrodomestici. All’inizio non volevo credere che fosse sangue. Si vedeva subito che era morta. Fuori faceva caldo e si vedevano subito che c’erano già delle grosse mosche che le ronzavano attorno, che le camminavano sulla faccia. I punti dove..oh Signore..i punti dove l’aveva colpita…certi tagli arrivavano fino all’osso. Sotto di lei si allargava una pozza di sangue. Aveva gli occhi aperti, fissi in alto, e anche quelli pieni di sangue.

Il segno
Il segno

È il 12 Gennaio del 2012. Un giorno come molti altri. Ovunque nel mondo stanno partendo degli aerei, la destinazione non è importante. È la vita che fa il suo corso. Improvvisamente, però, tre aerei che non sono sulla stessa rotta e non appartengo nemmeno alla stessa compagnia aerea, si schiantano al suolo. Il terrorismo non c’entra, nemmeno le cause naturali. I rilievi delle squadre tecniche dimostrano che non c’erano guasti e che la pista del sabotaggio è da escludere. La vicenda scuote il mondo per il suo mistero.

Come è possibile, infatti, che tre aerei in tre diverse parti nel mondo precipitino nello stesso momento e con le stesse modalità? Ad aggiungere una buona dose di mistero a questi avvenimenti è  che in ognuno di questi incidenti è sopravvissuto un solo passeggero per volo e si tratta sempre di bambini. Un miracolo!, pensano in molti. Altri non sono d’accordo e attribuiscono al salvataggio miracoloso di questi bambini, usciti quasi indenni dalle macerie fumanti, un oscuro presagio sul compimento di antiche profezie sulla fine del mondo.

È partendo da questi due modi di vedere la notizie che Elspeth Martins, giornalista investigativa, si mette sulle tracce dei giovani sopravvissuti, ribattezzati dalla stampa mondiale i “Tre”, e di chi li ha conosciuti a fondo seguendoli durante il periodo della loro riabilitazione e del loro ritorno nella quotidianità.  Le  accurate indagini porteranno alla luce alcuni inquietanti aspetti del ritorno alla vita dei “Tre”. Chiunque si ritrovi a contatto con loro, infatti, è destinato a fare una fine orrenda e violenta. Forse i numerosi fanatici religiosi hanno ragione ad indicare i tre piccoli sopravvissuti come l’incarnazione degli araldi della fine del mondo. O forse, su quei voli, i bambini si sono imbattuti in qualcosa di più oscuro e terribile. Qualcosa di immensamente più pericoloso della fine del mondo e di decisamente più inquietante…

Romanzo d’esordio di Sarah Lotz, scrittrice proveniente dal Sudafrica, Il segno (casa editrice Nord) è un romanzo che ho trovato controverso per diverse ragioni. Sarà per una eccessiva sensibilità personale o perché di questo stereotipo l’ho già sentito e visto abbastanza, ma trovo abbastanza di cattivo gusto trasformare dei bambini in mostri disumani in grado di portare tanto dolore nella vita di chi li circonda. Scelta stilistica che, malgrado possa incorrere in una personalissima e contestabilissima opinione, raggiunge il suo scopo, ovvero quello di catturare e inorridire il lettore. Nel tentativo poi di far venire il dubbio che i fatti narrati possano essere davvero accaduti, la Lotz presenta il suo romanzo non come una vicenda narrata da un protagonista, ma come una serie di interviste e  documenti che portano il lettore a ricostruire l’intera storia. L’orrore, che lentamente si manifesta tra le pagine del romanzo, resta sempre qualcosa di sfuggevole e non sempre determinato. Vieni a sapere che qualcosa di terribile è accaduto, magari viene “fatto intravedere” qualcosa di sconcertante ma il grosso di quello che succede non è mai presente.

Se da un lato questo espediente aiuta il lettore ad immedesimarsi nella vicenda, dall’altro continuare a presentare frammenti di conversazioni, pagine di blog, articoli di giornali e chi più ne ha più ne metta, tende a rallentare il ritmo narrativo facendo procedere la storia con una snervante lentezza.

Insomma un libro che, nell’insieme, mi è piaciuto e mi ha catturato, ma senza entusiasmarmi più di tanto. Consigliato agli amanti del genere thriller e horror.

Gabriele Scandolaro

Gabriele Scandolaro è dottore in Lettere Moderne ed educatore ed è un lettore proprio come voi. La sua passione è iniziata in tenera età grazie ad una nonna molto speciale che passava i pomeriggi raccontandogli favole e leggendogli libri. Ma non ne aveva mai abbastanza. Ha iniziato a leggere per conto suo e da allora non ha più smesso. Legge qualsiasi cosa: fantasy, gialli, saggi, romanzi rosa, horror, testi scolastici, fiabe, manuali. La sua passione lo ha portato a laurearsi in Lettere Moderne perché unica scelta possibile per un lettore così avido come si descrive. Quando non legge suona il violino. Non riesce a immaginare una vita senza libri e senza musica. Cosa fa su MeLoLeggo? Recensisce i nuovi autori e si dedica a raccontarli attraverso le interviste.

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