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Intervista a Penny A., l’autrice de La vita ritrovata

La vita ritrovata
La vita ritrovata

Una bella prova d’esordio per quest’autrice che si firma con lo pseudonimo di Penny A. e regala tocchi di tenerezza e ricordi e descrizioni di visibili momenti che accarezzano profondamente l’anima.

Nelle prime prove ci si chiede spesso se tutto sia frutto di una bella immaginazione o di un vissuto che appartiene, come se fosse un riversare sulle pagine stralci di diari e memorie che chi ha provato certi dolori riconosce.

Una saga familiare fatta di attimi insieme e pranzi e risate e piedi sull’erba fresca di verdi rigogli, ricordi infantili di nonne matrone col benestare di figure paterne presenti e amorevoli, col pudore del tempo che fu. C’è un lungo tunnel che divide due belle ville che sono casa dei nonni e casa dei figli, un tunnel che si affaccia su un giardino di immense felicità, di domeniche e pasti e dolci e pizze e bontà che la nonna fiera impasta con le sue calde mani e un albero di radici infinite e profonde, un tunnel metafora di una vita che attraversa il buio per aprirsi alla luce. Quell’albero verrà sradicato per far posto al nuovo che avanza, all’illusione di una modernità di fabbrica e nuove palazzine e una grossa, imponente, invadente coperta di Eternit che di eterno non avrà nulla, ma spalancherà al futuro il dolore di un’illusione.

Allora si sapeva che l’asbesto era sinonimo di qualcosa di maligno, ma non abbastanza da considerarlo una condanna a morte, e poco ancora si faceva. Respirare aria mortifera senza riconoscerla, una famiglia intera, tutto quel dolore che si dipana lentamente, che ingoia uno dopo l’altro quasi tutte le figure che ruotano intorno a quella tavola imbandita di bontà e ricordi di una vita; il profilarsi di un futuro disperso. Dai ricordi di passate felicità e da un presente di ospedale, tubicino su tubicino e una giustizia lenta a venire, avanzeranno due donne superstiti a darsi forza dove la forza vacillerà. Mariti e figli e fratelli a contendersi un posto in un giorno in più e donne che cercano un futuro possibile. Una figlia e una madre di ruoli che si interscambiano nella ricerca dell’accettazione di un dolore da elaborare, la paura, il panico, la voglia di emergere prima di soffocare, coperte dalle onde che la vita muove, alta marea da cui salvarsi. Due donne che si stringeranno per affrontare altri tunnel con la forza della fede, con la forza di se stesse, per credere ancora nella potenza salvifica dell’amore, mettendo il ricordo nel posto più alto che merita, cercando comunque nonostante tutto di andare avanti.

Una profonda, intensissima prova, una prova dolorosa, una prova realistica, di tangibile sofferenza e dolcissimi momenti, una bella dinamica carrellata che sfiora le vite e che porta la vita e l’anima a credere al possibile: si può resistere, stringendosi, si può resistere. La curiosità di sapere di più non può far a meno di emergere e ad alcune domande risponde gentilmente l’autrice, per lasciarci conoscere un po’ del suo mondo.

Inizierei col chiederle, come faccio sempre, chi è Lei, oltre ad essere l’autrice di questo bel romanzo. Ci racconta una piccola parentesi di sé?

Sono una donna che ha molto sofferto, che non si è mai arresa, una donna che guarda con ottimismo alla vita che considera bellissima. Vita che va vissuta con i suoi dolori e con le sue gioie.

Leggendola, mi sono chiesta se il racconto fosse un’ispirazione o parte di un doloroso vissuto, essendo così ben descritto, così realistico…

Il racconto è un’ispirazione che prende in prestito molte realtà, trasfigurate dalla fantasia. La nascita descritta è la mia, così come me l’ha raccontata mia madre. La punizione del gatto della nonna l’abbiamo ordita mio fratello ed io. L’incidente al mare l’ho vissuto realmente come è vero il sogno premonitore fatto dalla mamma e l’uccisione del maiale che avveniva ogni anno. Sono vissuta in campagna e sono stati anni stupendi.

Posso chiederle se la sua passione sfocerà in qualcos’altro o è stata solo la volontà di raccontare questa determinata storia a spingerla a scrivere?

La scrittura per me è una passione innata. Scrivo da sempre, ho già pronto il mio secondo libro e nella mia mente c’è già la trama del terzo testo.

C’è sempre una parte di noi in quello che scriviamo, c’è parte di lei in queste donne?

 Si, c’è molto di me in Marisa.

Mi dice quali sono le letture che l’hanno maggiormente influenzata?

Leggo di tutto. Ho amato leggere fin da piccola. Mi raccontava mio padre che a cinque anni se vedevo un foglio di giornale per terra lo raccoglievo e cercavo di leggerlo attraverso le immagini e le poche lettere che conoscevo. Se non ci riuscivo pretendevo che lo facesse lui.

Ho letto i classici russi di A.N. Tolstoj e di F.M. Dostoevskij, le opere di A.Dumas padre e A. Dumas figlio, i romanzi di Paulo Coelho ma anche quelli di Lialae Rosamunde Pilcher. Adoro gli scritti di Oriana Fallaci, una vera combattente, come sono io, e quelli di Sveva Casati Modigliani.

Credo, se non inconsciamente, di non essere influenzata dalle letture degli altri. Io prendo spunto dalla realtà, dai fatti di cronaca, da episodi particolari di cui, a volte, sono testimone, che risvegliano la mia fantasia e mi inducono a scrivere.

Progetti futuri?

Spero di continuare a scrivere fino a 100 anni e oltre…

Glielo auguriamo di tutto cuore, quel cuore che abbiamo ritrovato nelle intense pagine di questo romanzo.

Stefania Castella

Mi chiamo Stefania e sono nata a Napoli da padre con occhi trasparenti e madre con lunghissimi capelli biondi e gonnellone hippy. Non so perché ve lo dico, solo perché tutti scriviamo dove nasciamo e nessuno da chi. Sono grafica pubblicitaria e soprattutto mamma a tempo pieno e indeterminato. Scrivo da quando ho imparato, leggo da sempre e ascolto da molto di più. Mi piace leggere e raccontare storie, dare voce. Scrivere è la mia esigenza, la mia necessità. Mi piace raccontare ciò che ho letto cercando di trasmettere l'emozione che ho provato, lasciandovi entrare nel viaggio che ogni scrittore regala. Se questo si chiama recensire, allora recensisco. Cosa fa su MeLoLeggo? Quello che amo fare: immergermi in una storia di carta, con rispetto e onestà, affiancandomi con voi alle pagine e percorrendo lo stesso bellissimo sogno. Ogni scrittore partorisce le sue creature con amore e fatica, quello che possiamo fare è raccogliere la sua storia. Se una storia non piace non si può stroncarla, solo evitare di raccoglierla, no?

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