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Donne – Sette racconti, un’unica storia, di Alessandra Bucci

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Amare, una donna, tutte le donne. Che una è tutte e tutte sono una. Che una donna non è mai una sola donna, anche se è una donna sola. È sempre lei e il suo riflesso allo specchio, sempre lei e la sua idea di sé, l’idea rimandata dagli altri, negli altri. Sette donne, una e sette, cercano un racconto, una voce comune, un unico foglio sul quale raccogliersi. Dicono siamo qui, e si raccontano qui, in questo lavoro intenso di Alessandra Bucci, Donne. Sette racconti un’unica storia (Intermedia Edizioni). “Donne” semplice e diretto, apertura e chiusura, e in mezzo l’universo.

Dicono che in Italia i poeti vanno scomparendo, eppure qui la poesia comincia subito, e accompagna in un gioco senza rime nel percorso che offre. Accompagna con mano lieve verso sentimenti dimenticati: il perdono, la pace con se stesse e col proprio passato. Profondità e leggerezza. Se ogni pagina offerta al lettore è la chiave per aprire un varco nuovo, un nuovo viaggio da incominciare, qui il viaggio è una salita di sentimenti che nelle brutture quotidiane spesso si disperdono, ti chiedi se ancora esistano. Qui in questa oasi di realtà ti accorgi che esistono, come esiste chi resiste al dolore e al passato; qui le donne legate tra loro dal sottile filo del sentimento in qualche modo, dall’affetto, dalla mano tesa ognuna verso l’altra, aprono stralci di anima per raccontare quello che spesso nella vita tutte siamo, o siamo state o saremmo potute essere. Il rimpianto è leggera nebbia da dipanare per cercare riconciliazione. Il padre che ferisce, primo uomo che tradisce cuore, aspettative, diventa perdono, diventa pacificazione. Così come la madre rigida che non lascia spazio vitale. Così come due figlie crescono diversamente ma diversamente, attraverso sentieri in qualche modo intrinseci, giungono a quelle verità che risanano il cuore. I poeti esistono: Alessandra Bucci è poeta, maestra di parole e di costruzione di affetti. Di lei ti fermi ad osservare il tutto, il principio che dona, e la osserveresti per ore, ché è vero che i libri non si giudicano dalla copertina, ma qui il bello è anche fuori, oltre che dentro, e il viso che schiude la porta di questo viaggio, nato da mani di artista, apre al bello, al mondo delle donne, alla grazia e all’anima forte che devono possedere per resistere.

Alessandra, autrice, artista, insegna, dipinge, corre, disegna volti e parole e attraverso le parole raccontate. Immagini sia così, di animo puro – specie rara di questi tempi -, ma la scrittura non inganna mai veramente.

E se i poeti non li trovi, ti verranno a cercare seminando quella mitezza di cui l’animo ha bisogno tra le tempeste della vita. Qui, come sasso gettato in acqua, in cerchi concentrici si aprono queste sette storie di donne, un numero che si schiude e racchiude, accordandosi alla magia del creato, non a caso.  Dalla prima: Dolores, il cui nome era già dolore, con le mani sugli occhi stanchi e delusi dalla vita, alle mani distolte dal dolore, per raccogliere la vita attraverso il finestrino di un treno, il viso di una donna di fronte, il sorriso che rende quieta l’anima, i pesi che, ti accorgi, puoi imparare a bilanciare per andare avanti. Da lei si va incontro a Giulia, Livia, Ottavia, Irma, Carmen, Emma, isole nel mare dell’esistenza, a volte sommerse, a volte aggrappate, unite, legate a tutte le altre, fili a tenere mani e parole. Amiche, madri, sorelle amanti.  Sogni, desideri. Approdi.

Una storia unica composta da sette voci; unico coro e sotto, come fiume sotterraneo, scivola l’amore. L’amore per se stesse, quello che metti da parte come fanno tante, per accontentare gli altri, l’amore che ti manca, l’amore che ti conquisti, che insegui tutta la vita, l’amore che non sai di meritare. L’amore che ferisce, che riga il volto di un uomo che soffre, come… come una donna. L’amore di una donna con l’animo accostato a un’altra donna, senza il coraggio di lasciarsi andare. L’amore di una madre che offre se stessa come linfa vitale per dare vita e futuro a una figlia. Amore di madre, anche per chi madre non è, per chi non genera un figlio dal grembo, ma in grembo sa cosa vuol dire generare affetto di madre. Cadere, appoggiarsi, posare un attimo la testa, questo coro di voci raccoglie la testa che ha bisogno di fermarsi, accoglie gli occhi che hanno bisogno di socchiudersi per un attimo. È bellezza e calore.

Bellissimi percorsi stretti, allacciati l’uno all’altro fino alla fine, fino alla chiusura di un cerchio che congiungerà il termine con l’inizio, ricostruendo un tutto, ridando il senso di compiuto a un’unica storia e a tutte le storie. Le donne sanno amarsi, sanno proteggersi, sanno tenersi per affrontare il saliscendi delle maree, seguendo il ritmo dell’onda come battiti di cuore mai messo da parte. Grazie Alessandra di questa poesia ritrovata, che rende la semplice bellezza dell’amore in tutta la sua forma. Forma di “Donne”.

Stefania Castella

Mi chiamo Stefania e sono nata a Napoli da padre con occhi trasparenti e madre con lunghissimi capelli biondi e gonnellone hippy. Non so perché ve lo dico, solo perché tutti scriviamo dove nasciamo e nessuno da chi. Sono grafica pubblicitaria e soprattutto mamma a tempo pieno e indeterminato. Scrivo da quando ho imparato, leggo da sempre e ascolto da molto di più. Mi piace leggere e raccontare storie, dare voce. Scrivere è la mia esigenza, la mia necessità. Mi piace raccontare ciò che ho letto cercando di trasmettere l'emozione che ho provato, lasciandovi entrare nel viaggio che ogni scrittore regala. Se questo si chiama recensire, allora recensisco. Cosa fa su MeLoLeggo? Quello che amo fare: immergermi in una storia di carta, con rispetto e onestà, affiancandomi con voi alle pagine e percorrendo lo stesso bellissimo sogno. Ogni scrittore partorisce le sue creature con amore e fatica, quello che possiamo fare è raccogliere la sua storia. Se una storia non piace non si può stroncarla, solo evitare di raccoglierla, no?

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