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Da domani in libreria: La base atomica, di Halldór Laxness

La base atomica
La base atomica

“Ho passato tutta l’infanzia in un ambiente in cui il centro della terra non aveva posto al di fuori dei libri e dei sogni. Quando ero bambino, l’amore e il rispetto per l’umile routine della vita di tutti i giorni e per le sue creature era l’unico comandamento morale che mi portavo dentro con convinzione”  (Halldór  Laxness, dal discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel, nel 1955 )

Islanda, fine anni Quaranta. Da uno sperduto e arretrato villaggio del Nord, Ugla, una robusta ragazzotta ignara di tutto a parte il duro lavoro contadino, arriva a Reykjavik per lavorare come governante a casa di Búi Árland, letterato, filosofo, uomo d’affari nonché membro del Parlamento. L’intera città è in fermento, per le strade gruppi di soldati americani si alternano ad agguer­rite manifestazioni perché l’Islanda non diventi una colonia statunitense, i politici dibattono, la gente protesta. Quello che Ugla scopre è che il suo paese, appena uscito dalla Seconda guerra mondiale riuscendo finalmente a ottenere l’indipendenza, è ora oggetto delle mire imperialiste degli Stati Uniti che, in piena guerra fredda, premono per insediarvi una loro base militare. E che il primo ministro sta già concludendo l’accordo per “vendere” un pezzo d’Islan­da e concedere la controversa base atomica. Perché compromettere l’autono­mia appena ottenuta e prendere parte ai rischi di un nuovo conflitto? Nella crescente isteria generale, Ugla, campagnola tutt’altro che ingenua, scopre l’altra faccia della moder­na e sofisticata città: un mondo frivolo e superficiale di intrighi economici e politici, di individui pretenziosi e arroganti. Fortunatamente Ugla è a Reykjavik anche per un altro motivo: imparare a suonare l’organo. E a casa del suo insegnante di musica, libero pensatore ed eccentrico anticonformista, la ragazza conosce il lato più vivace e progressista di Reykjavik, il mondo delle correnti d’avanguardia, il “Poeta atomico” e tutta una cerchia di infiammati quanto bizzarri artisti e intellettuali.

Ispirato a fatti reali e scritto a caldo nel 1946-47, quando il governo concesse agli Stati Uniti la controversa base militare (che contava tanti soldati quanti il totale della popolazione islandese), la prima tiratura del romanzo andò interamente esaurita nel giorno in cui uscì. La tematica scottante e il modo politicamente scorretto di trattarla alzò un polverone di polemiche e impedì per molti anni che il libro venisse tradotto in altre lingue. Ma La base atomica rimane a oggi un romanzo di denuncia sociale e politica di sorprendente attualità, di ironia pungente e simbologia sottile. Laxness si conferma maestro di una surreale “commedia nera” che ci restituisce un potente ritratto della sua terra, sospesa tra progresso e radici, e allo stesso tempo delle contraddizioni, dei vizi e delle isterie della società contemporanea.

Premio Nobel nel 1955, Halldór Laxness (1902-1998) ha pubblicato il suo primo libro a diciassette anni e, per la sua capacità di fondere tradizione e innovazione, è considerato il grande maestro della letteratura islandese. Privo di retorica e spesso crudo, è il cantore critico della storia, della natura e della civiltà del suo paese. Viaggiatore infaticabile, trapiantato in America per anni, poi in Unione Sovietica e a Parigi, è venuto in contatto con le principali correnti culturali del ventesimo secolo. La sua vasta produzione comprende racconti, poesie, saggi, recensioni, articoli e opere teatrali: tra le sue opere più famose ricordiamo Gente indipendente con cui vinse il premio Nobel e Il concerto dei pesci, entrambe pubblicate da Iperborea, oltre a L’onore della casa e Sotto il ghiacciaio.

Traduzione dall’islandese di Alessandro Storti.

Postfazione di Giuliano D’Amico.

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