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Il contagio del male, di Sara Pollice

Il giallo è forse il genere letterario più difficile da affrontare.

Da scrittore so quel che dico. Da lettore, pure. Si parte tentennando, con la tensione di chi sa che la strada è stracolma di buche in cui inciampare e che inciampare è la cosa più facile di questo mondo. Anche la più probabile, diciamo. E poi, le incongruenze, i déja-vu, le frasi già lette e gli stereotipi da evitare o — se va bene — abilmente rinnovare.

In tutto questo marasma, mi chiedo, perché il giallo attira non tanto i lettori — il che è intuibile — quanto gli scrittori? A questa domanda non ho ancora trovato risposta se non nel parlare del fascino del male, della trama che va avanti coi colpi di scena, dell’abilità del ragionamento del protagonista e nella sfida che lo scrittore, ogni volta, lancia al lettore di gialli che, in quanto tale, in quell’ambito ne ha viste già di cotte e di crude ed è difficile catturarlo.

Il contagio del male

Sara Pollice non solo si cimenta col giallo con Il Contagio del Male (Iacobelli editore), ma anche con quello seriale. Il suo personaggio, Costanza Petrini, è una donna con un vita complicata alle spalle: una figlia e una unione andata male, una squadra tutta maschile e l’inevitabile confronto giornaliero con un mestiere duro e spietato.

La costruzione di un personaggio — chi vi si è cimentato sa cosa voglio dire — non è mai facile. Occorre una buona visione di insieme, saper ideare tutto un caleidoscopio di altri personaggi di contorno e situazioni che rendano credibile il protagonista, specie se deve esserlo per una serie di romanzi.

La fortuna, poi? Quella deve venire da sola, basta guardare quante serie giallo-poliziesche popolano la letteratura gialla per farsene un’idea. Uno su tanti ce la fa, ma gli altri?

In ogni modo, Il contagio del male ha un po’ tutti gli elementi che fanno un buon giallo.

C’è la trama — il cadavere di un uomo percosso, seviziato e violentato dà il via alle indagini, che si intrecciano con la ricerca di un altro uomo scomparso; e poi ci sono ancora uno strano furto in un cimitero e ripercussioni che porteranno il commissario Petrini in trasferta a Marsiglia, ecc.

La trama, di per sé, funziona. Con la trama, anche i passaggi temporali che servono a rendere il personaggio — le sue vicende private, l’esplosione di passione per il collega Antoine durante la trasferta a Marsiglia — e un certo ragionamento di fondo che appare ben controllato e che porta la storia alla naturale conclusione. La protagonista arriva alla soluzione grazie a dei sogni che la mettono sul chi va là su dettagli che poi le si rivelano utili. Questa è una scelta narrativa che giustifica le intuizioni della protagonista, anche se non strettamente originale.

Buono anche se non perfetto il finale.

Parere personale, avrei preferito qualche colpo di scena in più mentre perdonabile ma perfettibile è una non frequente azione tra le righe del romanzo, che avrebbe certamente giovato alla narrazione, per esempio proprio nel finale.

Una lettura che fila comunque e, visti i tempi, per ora ce lo facciamo bastare in attesa di leggere gli altri a venire.

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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