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XXI Secolo di Paolo Zardi: recensione di uno dei libri candidati allo Strega

XXI Secolo
XXI Secolo

“Ho 43 anni, sono un ingegnere, e amo scrivere”: si presenta così Paolo Zardi sul suo blog (grafemi.wordpress.com), ma noi di MeLoLeggo già lo conoscevamo per alcuni suoi bellissimi racconti: quelli contenuti nell’antologia a lui dedicata, Il giorno che diventammo umani (uno dei quali da noi pubblicato in esclusiva QUI), e un altro apparso in La vita sobria, entrambi i volumi editi da Neo Edizioni.


Venerdì scorso, sempre per quelli di Neo Edizioni, è uscito in libreria il suo ultimo romanzo, candidato al Premio Strega 2015
. Si intitola XXI Secolo e parla di noi, del nostro tempo, delle nostre vite e società distorte da un consumismo portato all’estremo. Sulla copertina, curata nella grafica da Toni Alfano, campeggia una scritta a caratteri cubitali e il disegno di una strada tratteggiata con colori scuri, oscillanti tra il seppia e il bianco e nero: è la via che stiamo percorrendo  verso un futuro incerto e fosco ma che, nei suoi toni cromatici, sembra suggerire un ritorno al passato e ai secoli bui della storia.

Quando era bambino si chiedeva come fosse possibile che i genitori fossero vissuti durante la seconda guerra mondiale; tra qualche anno i suoi figli gli avrebbero chiesto se era davvero esistito il ventesimo secolo.

Zardi ci propone questo: un futuro altamente distopico, una società al collasso sprofondata in una crisi economica che, come una voragine, ha risucchiato qualsiasi moralismo e retorica per dare spazio soltanto agli istinti di sopravvivenza e alle miserie umane. Un Medioevo che non è un’ipotesi del futuro, ma questo nostro presente semplicemente privo dell’apparenza e del perbenismo a cui oggi siamo abituati.

A quel punto, non era necessario che fossero felici di firmare: contava solo che firmassero. Dovette alzare di una tacca il livello coercitivo della pressione psicologica perché la mansuetudine che avevano mostrato all’inizio stava lasciando il posto a forze di origine darwiniana: resistevano disperatamente. Ogni cosa, ormai, era una lotta per la sopravvivenza. E il predatore era felice? No, il predatore non si divertiva affatto. Eppure, doveva andare fino in fondo. Ne andava della sua vita. A nessuno piaceva azzannare. Ma l’alternativa era morire.

Questo predatore, nello specifico, è il protagonista della storia. Non ne conosciamo il nome, ma è un marito innamorato, un padre di famiglia, un figlio abbastanza attento e nella vita si occupa di vendita diretta di depuratori d’acqua. Conduce una vita come tante, abitudinaria, se non che un giorno, tornato a casa trova il cognato che gli spiega che la moglie, Eleonore, è caduta in coma, è in ospedale, i figli sono dalla madre.

Inizia così la discesa nel Medioevo anche della sua vita privata: l’ospedale, i figli emotivamente spersi, il distacco dagli altri, la paura della morte, la scoperta di un mazzo di chiavi e di un cellulare della moglie a lui sconosciuti, forse un amante?, sicuramente un amante, e poi la ricerca di risposte, la perdita delle proprie sicurezze, i dubbi sull’amore e la realtà che si era costruito, soprattutto su chi sia o sia stata veramente quella donna, ora immobile in un letto, per vent’anni sua compagna di vita.

L’amore aveva un solo contrario: la morte. Ma l’odio, il tradimento, il desiderio, i baci, le carezze, le porcherie a letto, l’orgasmo, l’inganno, e le bugie, l’ubiquità, le foto, le mail, la nostalgia, la paura, e il dolore che non dava tregua, erano infinite gradazioni della stessa essenza.

Zardi è ingegnere nella vita, ma mostra la stessa attitudine anche con le sue storie: un’ottima padronanza dello schema narrativo e un uso preciso delle parole, capaci di rendere vividi immagini e suoni dell’intorno con accostamenti evocativi (“guardava il copridivano orientale che lasciava scoperto un pezzo di divano violentato dalle unghie di un gatto”) che tuttavia non appesantiscono mai la prosa. La cosa più bella è che XXI Secolo è un romanzo che rimane anche dopo averlo finito, che continua a far compagnia con le domande che ti lascia dentro e che, diciamocelo, è una piacevolissima lettura.

Alice de Carli Enrico

Alice de Carli Enrico è traduttrice e giornalista freelance. Ha cominciato a leggere romanzi all'età di 8 anni e non ha più smesso. È appassionata di scrittura e lettura, dell'uso corretto della lingua italiana, di viaggi lunghi ed economici, del suono delle parole e di mari in tempesta. Ovunque vada porta sempre un libro con sé, l'unico oggetto in grado di renderla quieta anche nelle più improbabili situazioni. Cosa fa su MeLoLeggo? Scrive recensioni, dirige le pubblicazioni, revisiona racconti e romanzi dando la caccia all'errore con la meticolosità di un cecchino (a volte gli stessi scritti tremano dalla paura). Lavora tanto e consuma poco: necessita solo di una coperta, un divano e ovviamente un libro.

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