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La scimmia dell’assassino, di Jakob Wegelius

Per uno come me cresciuto a pane, Verne e Salgari, Stevenson e tanti altri, La scimmia dell’assassino (Iperborea, trad. di Laura Cangemi) è stata una piacevole scoperta. Sfogliarne le pagine e immergersi in questa storia è stato come ritornare bambino. Un bambino goloso di descrizioni, di immagini, d’avventura, di trame e di scoperte. Proprio come quando al mattino leggevo durante la colazione e andavo a scuola con la testa più piena di storie e curiosità che di nozioni da dimostrare di aver appreso.

Wegelius, l’autore del romanzo, è riuscito almeno in questo. Ma non solo. È riuscito a ideare una trama originale, con personaggi ricchi di sfumature e con una scorrevolezza degna dei migliori testi mai scritti.

La scimmia dell’assassino

Wegelius ha dimostrato di avere le doti per ridare al lettore l’illusione e il fascino d’altri tempi, semplicemente tenendo tra le mani un libro, poco più di 500 pagine di intriganti risvolti, bella scrittura, avventure e buoni sentimenti.

Il protagonista di questo libro spiazza già in partenza.

È Sally Jones, una gorilla che ovviamente non parla ma sa scrivere, leggere ed è molto brava nei lavori manuali, tant’è che è imbarcata a bordo della Hudson Queen, imbarcazione pilotata dall’amico marinaio Henry Koskela.

Quando l’imbarcazione viene affondata, i due sono costretti a tornare a Lisbona dove, però, Koskela viene accusato dell’omicidio del losco Alphonse Morro.

Sally, sospettata di essere “la scimmia dell’assassino”  è costretta a scappare e a nascondersi. Solo la grande umanità prima di Ana Molina, operaia con un gran talento nel canto, e poi del burbero liutaio Fidardo, riuscirà ad aiutare Sally, dopo mille peripezie lontano da Lisbona alla ricerca di chi potrà dimostrare l’innocenza del suo “capo” Koskela, a tirar fuori il marinaio dalla prigione.

Un romanzo che è una storia del passato, uno splendido affresco di un’epoca e di luoghi esotici che non esistono più raccontato col tocco di chi è come vi ci fosse vissuto in prima persona.

Una lettura che consiglio vivamente, anche per quel tocco in più che sono le stupende ed evocative illustrazioni dello stesso Wegelius, il quale anche in questo campo appare come un’artista poliedrico di almeno un secolo fa proiettato nei nostri tempi. Inutile dire quanto questa immagine, almeno a me, faccia enorme piacere.

Sono queste storie, questi esempi di creatività, che non faranno mai tramontare l’amore per i libri. Almeno, per chi ha la fortuna di goderne.

Non scrivo più nulla per non rovinare il piacere della scoperta, ma vi basti sapere che si tratta di un libro molto considerato nell’ambito dei testi da consigliare ai ragazzi.

Per tutto il resto, che aspettate?

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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