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Il programma, di Davide Staffiero

Il programma
Il programma

Per quanto possa sembrare difficile ammetterlo, ognuno di noi convive con piccole e grandi manie, fobie, convinzioni e fissazioni. Certo, queste condizionano la nostra vita, ma la maggior parte di noi riesce a occultarle ben bene, fino a farle apparire quasi “normali” agli occhi della gente.

E se provassimo a immaginare cosa accadrebbe se queste nostre manie occupassero una parte più consistente della nostra giornata, della nostra settimana? E quindi ci trovassimo a essere – chi più e chi meno – tutti un po’ ossessivi compulsivi, cercando di fare determinate cose a certi orari, negli stessi luoghi, ripetendo all’infinito gli stessi gesti?

Ora, facciamo un ulteriore sforzo. Proviamo a immaginare – già so che a questo punto, metà dei lettori avranno abbandonato, e per questo mi rivolgo a coloro che sono ancora in linea – che questo schema costituito venga rotto, qua e là, da mutazioni indipendenti dalla nostra volontà. E allora, che succede?

Davide Staffiero, la firma di questo romanzo breve, fornisce una possibile risposta. Una risposta che lascerà di stucco certi, e preoccupati certi altri.

Il Programma (Eclissi editrice) è la storia del signor Bloch, un pensionato vedovo che scandisce le proprie giornate all’insegna di orari, abitudini ferree, maniacali, dettate da uno sviluppo di azioni e pensieri che lui ha definito il Programma. Questo suo modo di vivere lo porta a conoscere perfettamente ciò che lo aspetta, a farsi per es. la doccia allo stesso orario, ad allacciarsi le scarpe in un certo modo, in tempo per fare immediatamente quello che segue – la colazione, la spesa, ecc. – in perfetto sincronismo con ogni evento che precede o segue l’azione che sta compiendo in un dato istante.

E il fine settimana? Poiché il signor Bloch ha sviluppato la tendenza a stare da solo, isolandosi nel suo mondo di certezze, il sabato e la domenica sono il massimo perché gli danno la possibilità di stare a casa per 48 ore filate.

Vita monotona? Certo. Ma è qui che cambia tutto.

Qualche dettaglio comincia a spostarsi… Un cameriere abituale che viene sostituito da un altro al bar dove il pensionato ogni giorno si fa portare “…un espresso in tazza grande e latte freddo a parte?”, il servizio non più perfetto, e tutto innesca una reazione a catena. Inimmaginabile, certo, ma provate a leggere tra le pagine del Programma. Tutto quello che non vi aspettereste di trovare, ce lo troverete.

La vita del signor Bloch, da quel momento, diventa una barca a vela nell’oceano in tempesta. Pur cercando correttivi che gli consentano di riprendere la vita normale, il protagonista incoccia in più contrattempi, perde la lucidità e finisce per cercare il massimo isolamento – inizia a fare la spesa su internet, ma alla fine ha persino paura di aprire la porta di casa per ritirare il pacco – precipitando in una spirale senza senso e senza fondo.

Sospeso tra il surreale e il grottesco, il libro prosegue a narrare le quotidiane vicende del pover’uomo che diventa sempre più una macchietta, si priva di ogni barlume di ragionamento e cade nell’agonia da terrore.

Non ci sono dialoghi; tutto scorre come un nastro.

Immagina? Oppure è tutto vero? Certo, alcuni segni che qui non svelerò, lo portano sull’orlo della pazzia, orlo sul quale il povero Bloch inizia a camminare ondeggiando. E ogni istante è quello buono per cadere di sotto.

Un thriller psicologico, quello di Staffiero, ben strutturato e con una trama ottimale e, per certi versi, decisamente originale. Per altri, invece, risente di richiami inevitabili – a mio giudizio – del maestro di un certo tipo di thriller, un certo Hitchcock. Lo stile, perfetto in alcuni frangenti, in altri risente di qualche caduta di tono che rende lenta una lettura altrimenti scorrevole. A volte, perciò, si ha la sensazione di trovarsi davanti a forzature di stile, come se l’autore si fosse fatto prendere un po’ la mano.

Lasciando ora perdere dettagli di impressioni tecniche che forse al grosso dei lettori neanche importeranno, si può dire che alla fine vi sorprenderete nel leggere cosa accade, specie se avrete l’accortezza di tornare con la mente al punto in cui siete partiti.

Un romanzo da leggere d’un fiato – anche due, se volete.

Un romanzo che, tutto sommato, non vi lascerà indifferenti.

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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