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Il caleidoscopio di Koch

Caro signor M.
Caro signor M.

Ne ho sentite di cotte e di crude, sui disagi adolescenziali e sui difficili rapporti col mondo adulto. Che, tra l’altro, non è mai lineare e semplice. Lo sappiamo tutti, noi adulti.

È un balletto eterno, un rimbalzo di ragione e torto, un rivoltarsi di frittata psicologica e di visioni del mondo.

Herman Koch, punta di diamante della moderna letteratura neerlandese, in Italia ci è arrivato con un romanzo, La cena, divenuto un bestseller e tradotto in più di venti paesi. Stessa sorte hanno avuto gli altri e, non ultimo, anche il Caro Signor M. di cui vorrei (o almeno tenterei) di discutere.

Tra l’altro, mi dicono che il neerlandese è piuttosto difficile e ricco di sfumature, e quindi un plauso va alla spumeggiante traduzione di Giorgio Testa, bravissimo riproduttore dello stile originario.

Koch è preciso come l’elemento di un sistema di montaggio: riesce a mettere insieme nuovi passaggi e a riprendere quelli già “passati”. 

Non solo. Koch è l’autore che non ha paura di dirti quello che non vorresti sentirti dire. La verità è il suo verbo, l’indagine psicologica fa da corredo a trame che “incipitano” in modo lineare, semplici e apparentemente definite, per poi evolvere in un turbinio di visuali, come un “caleidoscopsicologio”.

E il Caro Signor M. fa il suo sporco ruolo, in questo turbinio.

Perché? In primis, si tratta di un romanzo che sembra un normale avvicendarsi di flashback e rivelazioni progressive. Poi, andando avanti, scopri che le cose si complicano, le voci e i livelli narrativi vanno avanti e indietro, la realtà si mescola alla finzione e ti lascia sospeso, con un grande punto interrogativo a lampeggiarti davanti ai bulbi oculari.

La trama (? – appunto!):

Il Signor M. è uno scrittore dotato di una discreta prosa, ha avuto un buon seguito durante la carriera e ha basato il suo ultimo libro su un caso di cronaca vera.

Due adolescenti, Herman e Laura, flirtano nella casa al mare di proprietà dei genitori di lei. Là, vengono raggiunti dal professor Jan Landzaat, il quale ha avuto una storia proprio con Laura. Una storia finita nell’oblio, dopo il rifiuto di Laura a proseguirla. Eppure, Landzaat coltiva dentro sé il proposito di tornare insieme alla ragazza e, in mancanza di lei, tracolla perdendo la propria autostima e abbandonandosi all’alcol in modo indecente. L’auto di Landzaat resta impantanata nella neve (il motivo, scoprirete, resta appeso al lampadario delle possibilità). Da quel momento, del professore non si hanno più notizie.

Scomparso, eclissato. E i due piccioncini vengono indagati per omicidio.

Prosciolti nella realtà (ancora ?) per insufficienza di prove, nella trama di M. sono invece colpevoli. Lo scrittore (fittizio) rifiuta di porgere al pubblico una soluzione perbenista, a lieto fine.

Con questa trama, M. (o Koch, lo scrittore reale) invade la mente del lettore con una serie di scorrettezze, utilizzando la fiction per altri fini. Il risultato ottenuto è, a mio parere, quello di sferrare un colpo basso alle certezze della società, mettendo alla berlina l’immagine del professore piacente (Landzaat) che non esita a far uso indiscriminato del (presunto?) ascendente sulle ragazzine, pur di saziare i propri istinti; per poi scoprirsi, una volta abbandonato e beffato dal cinico comportamento dell’ultima fiamma, fragile e insicuro come una capanna di paglia e fango.

Il cinismo è spesso proprio degli adolescenti, come per la coppia Herman-David che mette in scena drammatici comportamenti, riprendendoli con la telecamera, col solo scopo di vedere che “effetto fa”, di assaporare la faccia di chi assiste al dramma. Oppure, lo stesso atteggiamento di Laura, che sfrutta l’esperienza (anche sessuale) con Landzaat per giungere al vero obiettivo, il coetaneo Herman.

La maniacale caratterizzazione dei contenuti e dei personaggi, gli inattesi voltafaccia (e non siamo forse un po’ tutti così, noi esseri umani?), il ritratto irriverente di un mondo, di una figura umana intrisa di una interiorità mediocre e instabile, sono tutti elementi tipici della scrittura di Koch. Nel Signor M., certo, a volte (più di una, a dire il vero) si ha l’impressione di perdere la bussola, di uscire fuori strada e di non saper come fare per reindirizzarsi nella giusta direzione. Forse la trama è troppo arzigogolata, non tanto per gli eventi quanto per l’evoluzione dell’indagine psicologica che si complica, si intestardisce quasi.

Resta un’opera importante, uno scrittore che si conferma, anche se personalmente non lo giudico ai livelli raggiunti con la Cena.

L’aspetto che più ricordo con piacere è il ritratto dell’ipocrisia dilagante nel mondo della scrittura, dei vetri sporchi delle coscienze e la puntuale caratterizzazione di un modo di vivere che non è da tutti conoscere. Se si è scrittore, lo si comprende di certo, pur non condividendolo.

La lettura di Koch non lascia indifferenti, non è una carezza e nemmeno una bibbia di certezze.

È, in ogni modo, un’esperienza che consiglio, almeno per tentare di andare un po’ più al largo, per allontanarsi una volta ogni tanto dalla rassicurante presenza del fondale basso.

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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