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Delitto al Conservatorio – Intervista con Franco Pulcini

Delitto al Conservatorio è un titolo che dice molto sul libro scritto dal musicologo e oramai anche giallista Franco Pulcini e dato di recente alle stampe per Marcos y Marcos. Ovviamente siamo nella Milano della musica classica, un ambiente ben conosciuto dallo scrittore, che è stato per quarant’anni insegnante di storia della musica al Conservatorio e direttore editoriale alla Scala. Quindi per lui sembra un risultato quasi naturale scrivere un libro ambientato qui, tra pianisti bambini prodigio di un concorso internazionale, insegnanti di pianoforte, invidie, ripicche, la grande arte e le miserie del successo a ogni costo.

Delitto al Conservatorio si apre in modo classico, con l’assassinio di un importante maestro di pianoforte, ucciso in un modo atroce e perfido, cioè tramite il morso di un serpente finito nel suo lussuoso appartamento in una scatola-regalo. Un modo di uccidere che sembra uscire da un giallo dei maestri del genere. Un giallo/poliziesco con l’ispettore Abdul Calì, siciliano di origini arabe, già protagonista del precedente libro di Pulcini, Delitto alla Scala, che si muove con calma e determinazione. La paura sale nel quartiere, visto che il pericoloso black mamba è a piede libero, ma Calì non si fermerà davanti a nulla, e con una buona dose di umanità sbriglierà l’intricata matassa. Nel lungo svolgersi del romanzo, l’ispettore scoprirà torbide verità dietro il delitto, tra criminalità internazionale, sadici da film, prostituzione, banche svizzere …

Un romanzo particolare, che incanta per la classicità della scrittura, uno stile da scrittore d’altri tempi con un delitto in piena modernità. È lo stile di Franco Pulcini, che ho avuto il piacere di intervistare.

Delitto al Conservatorio si svolge nell’ambiente musicale milanese. Perché? Poteva essere diversamente?

Per sviluppare meglio quanto un romanziere immagina, è bene che si aiuti con ciò che sa. Ci sono diversi giallisti ex magistrati. Io ho insegnato per decenni al Conservatorio di Milano e ne ho lavorati quindici alla Scala. Mi è sembrato più onesto descrivere ai lettori ambienti frequentati. Per cui i due Delitti: alla Scala e al Conservatorio. L’avevo fatto, in un mio romanzo precedente, anche per il mondo del mare e della vela, che conosco abbastanza bene. S’intitola Il maltempo dell’amore ed è un noir con molto più sangue rispetto ai gialli musicali, che sono leggermente più “per bene”, ma solo leggermente. Specie il secondo, di cui stiamo parlando.

Delitto al Conservatorio
Delitto al Conservatorio

Come è nato e si è sviluppato questo romanzo?

Francamente non riesco a ricostruire quando mi si è depositata nella mente l’idea di scrivere un poliziesco sul mondo dei bambini prodigio. Però, vedendo su YouTube la piccola pianista cinese Anke Chen, mi è stato chiaro il soggetto. Come faccio sempre, ne ho fatto una scaletta con la cronologia dell’indagine, dove ho distribuito lo sviluppo degli accadimenti e delle scoperte. L’ho modificato, man mano che procedeva, e, in sede di editing, ho fatto qualche taglio e qualche aggiunta. L’impianto è però rimasto quello concepito in origine. Le storie si narrano in genere da metà, sapendo come vanno a finire. E, prima che finiscano, non bisogna dimenticare di svelare anche la prima parte.

Molto affascinante l’esecutore materiale del delitto, un serpente black mamba, che sfida la fantasia della Christie. Come ti è venuto in mente? Quali ricerche hai fatto in proposito?

Il romanzo è pieno di citazioni. Un mamba che scatta aprendo una promessa di ricchezza c’è in Kill Bill di Tarantino. Mi è parso curioso spostarlo dal mondo del crimine a quello della musica. Il lettore giudicherà se questo trapianto rappresenti una dissonanza o se risuoni invece in perfetta consonanza con certi personaggi del mondo dell’insegnamento musicale. Mi sono naturalmente informato sulle abitudini di questi animali (intendo i serpenti), e oggi si trova molto su internet. Un lettore mi ha raccontato di essersi imbattuto in Africa in un mamba, inseguendolo con la macchina fotografica. Però ha preferito lasciarlo perdere una volta intanato per non fare la fine della nostra vittima.

Ancora una volta, come nel precedente Delitto alla Scala, a indagare è Abdul Calì, commissario arabo-siciliano. Possiamo dire ormai che è il detective di Franco Pulcini … lo vedremo in altri romanzi?

Sto scrivendo il terzo capitolo della trilogia musicale con indagini di Calì. Questa sarà la volta del mondo del balletto classico. Noto, da alcune osservazioni, che l’arguta pacatezza del mio commissario si sta fissando nell’immaginario dei lettori. Ha un suo modo friendly di avvicinare i testi, molto criticato da sua moglie, che lo vorrebbe più autoritario. In questa vicenda si trattava di conquistare la fiducia di bambini stranieri, cosa non facile.

Un nuovo editore per un tuo libro, la bella casa editrice milanese Marcos y Marcos. Come mai con loro e come è avvenuto l’incontro? Proseguirà?

Ho conosciuto quasi per caso la responsabile Claudia Tarolo e le ho dato da leggere il manoscritto, che le è piaciuto. Mi ha fatto una serie di osservazioni, grazie alle quali sono seguiti degli aggiustamenti. È spesso un momento doloroso quello in cui si tagliano parti anche buone a favore di altre migliori, ma è il lavoro dello scrittore, che ha anche il compito di offrire il meglio (o il meno peggio) ai lettori. L’editor ha il compito di incoraggiarlo e aiutarlo nell’opera di potatura. Ho agito con una certa spietatezza.

L’eventuale pubblicazione del mio prossimo romanzo dipende dai progetti della casa editrice, oltre che dall’originalità e dalla qualità che sarà in grado di offrire il manoscritto, che si cimenta per la terza volta in una letteratura di genere molto in voga, ma anche molto inflazionata.

Una storia, quella di Delitto al Conservatorio, che si presterebbe bene anche a diventare un film. Con regista e quali interpreti la vedresti trasformata in pellicola?

Per Delitto alla Scala esiste il progetto di un serial televisivo in quattro puntate di un noto regista di Rai Fiction, Luciano Manuzzi, col quale sono in contatto. Naturalmente non è uno scherzo e ci stanno lavorando, nella speranza di venirne a capo. In questi casi si va sempre per le lunghe. Forse Delitto al Conservatorio potrebbe stare in un solo film, anche se è più una narrazione da sceneggiato. Gabriele Salvatores, che ha già tratto un film da un romanzo di Marcos y Marcos, si è spesso destreggiato bene con i bambini e sarei felice se considerasse questa trama. Anche Giuseppe Tornatore si è occupato di pianisti, bambini e belle donne, pure presenti nel romanzo. Un regista italiano ci risparmierebbe almeno i luoghi comuni che ci propinano sempre gli stranieri sul nostro paese. Da film-film, però, è soprattutto il soggetto de Il maltempo dell’amore, anche perché non dovrebbe avere costi di produzione elevati. Per Calì ci vuole un attore con aspetto nordafricano e non ne ho nessuno in mente.

Progetti futuri?

Se Calì non dovesse subire un prepensionamento, mi piacerebbe gli capitassero dei casi con collezionisti di tele e tavole dell’arte fiamminga. Ma se il suo destino è ancora quello della musica, un bel giallo fra i maniaci del belcanto ci potrebbe stare, con “vedovi” della Callas, della Tebaldi e prossimamente della Netrebko. Sono stato stimolato ad ambientare un giallo musicale nella “Casa Verdi”, la casa di riposo per musicisti. In realtà Calì potrebbe anche aprirsi al mondo normale e usare il suo educato savoir faire anche con ambienti più comuni. In fin dei conti incontrare persone educate è quello che vorremmo sempre fare nella vita, perché non farlo ogni tanto anche nella lettura?

Su MeLoLeggo.it anche la recensione al romanzo a cura di Enzo D’Andrea, qui.

Diego Alligatore

Diego Alligatore è critico rock del web dalla lontana estate del 2003, quando ha iniziato a scrivere di rock indipendente italico sul portale della nota agenda Smemoranda. Da allora non ha più smesso, intervistando e recensendo centinaia di gruppi dell'underground di casa nostra, oltre che su Smemoranda.it anche sul BLOG DELL'ALLIGATORE, su Frigidaire e Il Nuovo Male cartacei. A gennaio 2018 fonda con la sua compagna Elle L'ORTO DI ELLE E ALLI, sito di orto bio e culture alternative, cose curate insieme con passione autentiche. In tutti questi posti non ha mai dimenticato che anche la letteratura può essere rock, parlando con giovani scrittori italici, recensendone libri, incontrandoli in alcune presentazioni. Nel 2021 è uscito con Arcana il suo "Giovani, musicanti e disoccupati", libro di interviste a musicanti indipendenti durante il lockdown del 2020. Cosa fa su MeLoLeggo? Continuerà a cercare giovani autori, parlando con loro di buoni libri, perché la vita è troppo breve per sprecarla con cattive letture.

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