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Vampiri a Bologna: intervista a Gianluca Morozzi su “Dracula ed io”

Dracula ed io è il nuovo romanzo di Gianluca Morozzi, scrittore bolognese molto prolifico. Dato alle stampe a fine marzo per TEA, racconta una sorprendente Bologna esoterica dove troviamo un Dracula somigliante a Robert Downey Jr che se ne va a zonzo sotto i portici della città per ripararsi dal sole. Trovata geniale, ma ancora più interessate sarà vedere il famoso conte alle prese con altri vampiri, serial killer e gli strani personaggi nerd inventati da Morozzi per il divertente romanzo L’era del porco, uscito nel lontano 2005.

Dracula ed io
Dracula ed io

Scanzonato e in buona parte autobiografico, riesce a mantenere viva l’attenzione per le scorrevolissime 246 pagine del libro. Tra avventure comiche, momenti trash, scene de paura, Dracula ed io mantiene quello che promette, cioè godimento e risate per i vecchi fan di Morozzi, tensione e una storia buffa ma anche horror per chi non l’ha mai letto (questa potrebbe essere una buona occasione per cominciare).

Ben documentato sui vampiri in Italia, raccontati prima di Stoker dal parmense Franco Mistrali, Morozzi ci presenta una Bologna inedita, tra i locali del Pratello che ben conosce e la torre della Garisenda, al centro di una delle scene più importanti e rivelatrici del romanzo, fumetterie e bar di infimo grado. E poi le partite del Bologna calcio, concerti rock, improbabili editrici sexy attorno ai suoi libri … Cultura alta e cultura bassa convivono in modo esemplare, come succede da sempre nei libri di Morozzi.

Adoro il suo stile e mi è molto simpatico il Moroz, non lo nascondo. Per questo è stato un piacere parlare con lui di Dracula ed io e della sua scrittura.

Come è nato Dracula ed io?

Per prima cosa, ho conosciuto la figura di Franco Mistrali, da Parma: giornalista, storico, ufficiale di marina, nel 1868 arriva a Bologna per dirigere un quotidiano e, dopo un solo anno in questa città, lui che aveva scritto fin lì dei libri sulla vita di Gesù o su Garibaldi, nel 1869, trent’anni prima di “Dracula” di Stoker, pubblica “Il vampiro. Una storia vera”, il primo romanzo italiano sui vampiri. Vero è che aveva già scritto dei racconti gotici, ma la cosa, ovviamente, mi ha colpito.

Poi ho visto uno strano personaggio aggirarsi all’ombra dei portici, in un torrido luglio, in quel clima soffocante per la città, con una palandrana e un ampio cappello.

E un pomeriggio, mentre giravo nella nebbia di Fidenza aspettando l’orario di una mia presentazione, questi elementi si sono fusi insieme e la storia è nata.

Perché Dracula a Bologna, oggi? È così esoterica la tua città?

La prima volta in cui vediamo Dracula a Bologna (città che però frequenta già da secoli) è nel 1862, e la frequenta per due motivi: si è sposato con una pittrice allieva di Elisabetta Sirani e sta sorvegliando alcune strane fonti di energia.

Come spiego nelle note al romanzo, quel che racconto è vero. Ci sono quattro misteriose targhe a Bologna, che identificano il luogo in cui altrettante croci formavano, dicono le targhe, “un mistico circuito che difendeva Bologna”. Da cosa, mi sono chiesto io?

Altrettanto vera è l’enigmatica Pietra di Bologna, in cui un’inspiegabile iscrizione si conclude con tre righe perdute e ritrovate, su una salma che non è contenuta in alcun sepolcro ma il sepolcro è la stessa cosa della salma.

E non ho menzionato l’inquietante necropoli del primo secolo dopo Cristo, con sepolture molto atipiche e orrorifiche, o i 666 archi che collegano la città al santuario di San Luca che la domina dall’alto.

Come ti sei documentato per creare il tuo vampiro, che torna a Bologna ogni cento anni per giocare una strana partita a scacchi con uno stano personaggio, Indaco, una volta donna e un’altra uomo?

Oltre a studiare i vampiri classici, dal Lord Ruthven di Polidori in poi, ho riletto per bene il romanzo di Stoker, ignorando il film di Coppola che aggiunge un’inesistente componente romantica. E mi sono accorto che nel libro, pur essendo il Conte modellato sulla figura storica di Vlad di Valacchia, non solo Vlad non viene mai nominato (è il film di Coppola a esplicitare l’identificazione), ma ho ritrovato un passaggio che mi ha illuminato.

In uno dei primi capitoli, Dracula racconta al povero Harker la storia della Transilvania, fa risalire la propria origine ad Attila “il cui sangue scorre in queste vene”, e ogni suo discorso su antichissime battaglie e vicende lontane secoli, dice Harker, parla “come se fosse sempre stato presente”.

E così il mio Dracula ha milleseicento anni, è nato all’epoca della calata dei Goti in Italia, è stato vampirizzato nel quarto secolo dopo Cristo, e di Vlad di Valacchia ha solo preso il castello e i possedimenti per un po’.

L’Italia del tuo romanzo è un paese senza memoria, tra cultura nerd e menefreghismo, aspiranti sindaco strani e serial killer della porta accanto. Potremmo parlare di un romanzo politico, anche se di politica sembra non essercene?

Il romanzo l’ho scritto nove mesi fa, ma mi sembra che nel frattempo il clima in Italia sia drasticamente peggiorato. Potrei essere scomunicato per aver scritto di un’orgia tra Dracula e numerose ammiratrici proprio sotto la basilica di San Petronio, per aver profanato in vari modi la maternità o aver accennato a rapporti lesbici tra la Betty e Diana, probabilmente, con l’aria che si respira.

Si può essere politici anche così, ignorando le ventate di oscurantismo di ritorno.

Quali i maestri letterari che ti ispirano? Quali ti hanno ispirato maggiormente per Dracula ed io?

Vedo che molti stanno accostando questo romanzo a Lansdale (che viene anche citato indirettamente), per la mescolanza di umorismo e scene truci. Ovviamente, al trentesimo romanzo, uno stile mio l’ho trovato già da un po’, ma questo è perché all’inizio scopiazzavo un po’ da tutti, cercando la mia voce… anzi, le mie voci, quella per le storie comiche e quella per le storie cupe. Blackout deve tutto a Stephen King, in Despero ho rubato il ritmo di Viaggio di Tondelli con qualcosa di Nick Hornby, e nei successivi romanzi Fernandel ho preso tanto da Paolo Nori…

Sarebbe ora di vedere trasportate al cinema le storie (autobiografiche) di Lajos e compagni. Questo romanzo mi sembra molto adatto, con un Dracula simile a Robert Downey Jr. Che ne dici? Con quale regista e quali attori?

Mi piacerebbero il regista e tutti gli attori di Doom Patrol, che è un piccolo capolavoro di serialità televisiva e mix riuscitissimo di generi.

L’importante è trovare l’attore adatto per fare l’Orrido, tutto il resto viene di conseguenza.

Progetti futuri?

Ci sono due romanzi già in rampa di lancio, Bologna in fiamme e Tecla tre volte. Ci sono dei romanzi già pronti sul supereroe Leviatan e su un nuovo personaggio. Vorrei scrivere il prequel e il sequel di Dracula ed io (chiedo scusa per questo linguaggio da cinema più che da letteratura).

E ho due storie nerissime che vanno solo scritte.

Diego Alligatore

Diego Alligatore è critico rock del web dalla lontana estate del 2003, quando ha iniziato a scrivere di rock indipendente italico sul portale della nota agenda Smemoranda. Da allora non ha più smesso, intervistando e recensendo centinaia di gruppi dell'underground di casa nostra, oltre che su Smemoranda.it anche sul BLOG DELL'ALLIGATORE, su Frigidaire e Il Nuovo Male cartacei. A gennaio 2018 fonda con la sua compagna Elle L'ORTO DI ELLE E ALLI, sito di orto bio e culture alternative, cose curate insieme con passione autentiche. In tutti questi posti non ha mai dimenticato che anche la letteratura può essere rock, parlando con giovani scrittori italici, recensendone libri, incontrandoli in alcune presentazioni. Nel 2021 è uscito con Arcana il suo "Giovani, musicanti e disoccupati", libro di interviste a musicanti indipendenti durante il lockdown del 2020. Cosa fa su MeLoLeggo? Continuerà a cercare giovani autori, parlando con loro di buoni libri, perché la vita è troppo breve per sprecarla con cattive letture.

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