Interviste

Storia di Uliviero | Intervista con Milagros Branca

Milagros Branca con Storia di Uliviero ha scritto un romanzo senza tempo, anzi un romanzone. Quelle storie universali piene di cose, personaggi, intrecci, passioni, tradimenti, amori, città, arte, viaggi, viaggi nel tempo (in questo caso il Novecento, dagli anni ‘20 ai ‘50 circa), che prendono a livello cuore e non ti mollano più.

Quasi quattrocento pagine ben impaginate e mandate in libreria a giugno 2020 da Baldini+Castoldi, che mi sono goduto a leggere sotto il sole accompagnandomi anche quando non lo leggevo. Perché è così, la storia di Uliviero rapisce proprio: Uliviero, nato dall’amore segreto tra la figlia di un mezzadro di un barone pugliese con il figlio di questo, nascosto per il precipitare degli eventi e lo scandalo nell’incavo di un grande ulivo poi rubato, finisce per sua fortuna in California, dove trova un nuovo padre. Una storia fantastica, una fiaba, come tutto quello che segue, con un magico mescolarsi tra personaggi veri a quelli del romanzo.

I protagonisti del libro interagiscono con Peggy Guggenheim e Peter Ustinov, solo per dire i più noti, nomi della moda e dell’arte tra Roma e New York, il cinema dell’Hollywood sul Tevere, l’avanguardia artistica (pittorica e/o fotografica), la Los Angeles dei registi e divi del momento, ricreando un mondo vivo in maniera incantevole. Di fronte a noi sembrano scorrere immagini di un film, un drammone storico davvero convincente. Sono sicuro che diventerà presto una pellicola per il grande schermo.

Anche per questo mi è piaciuto leggerlo subito, creando il mio film mentale. E appena finito, ho chiesto all’autrice, gentile e disponibile, un’intervista. Ecco cosa mi ha rivelato. 

Milagros Branca

Come è nato Storia di Uliviero?

Storia di Uliviero nasce per caso dall’ispirazione che mi ha dato una storia che mi fu raccontata anni fa da un amico ceceno di mia figlia: suo nonno, verso i tre anni, salì su un furgoncino parcheggiato vicino a casa sua perché attratto da delle pecore. Lì si addormentò e fu trovato dal conducente addormentato tra gli animali perché era ripartito alla volta di casa sua senza accorgersi che il bambino fosse lì. Non sapendo bene dove fosse salito, avendo fatto tante tappe, lui e la moglie decisero di tenerlo con loro. Immagino che nella Russia rurale di allora, prima della guerra non si formalizzavano troppo su chi fosse quel bimbo apparso dal nulla. Questo lo spunto che mi dette l’input per scrivere la storia di Uliviero, per quanto assurdo possa sembrare! Volevo scrivere una storia simile di un bimbo sradicato dal suo habitat e trasportato altrove. Probabilmente ho preso la parola sradicato alla lettera.

Come ti sei documentata per scrivere questa storia nel corso degli anni tra Italia e Stati Uniti?

Mi sono documentata facendo delle ricerche su Internet, ma anche leggendo molti libri. Tra loro, i più utili direi che sono stati un bellissimo libro di Irene Brin, una specie di diario mensile di annotazioni sul 1952, L’Italia esplode. Diario dell’anno 1952, poi Come un racconto, gli anni del Premio Strega, di Maria Bellonci. Ho letto la biografia di Peggy Guggenheim e un libro su di lei uscito anni fa in America. Poi un libro di Simonetta Greggio, Elsa mon amour, uscito in Francia pochi anni fa su Elsa Morante, poi MoranteMoravia. Una storia d’amore, di Anna Folli. Un libro su Palma Bucarelli di Sandra Petrignani intitolato Regina di Quadri, che mi ha immersa nel mood dell’epoca, e infine un libro che ho trovato firmato su Ebay, Dear Me, la biografia di Peter Ustinov.

Ho un compagno losangelino che è stato utile per i vari posti che cito di Hollywood, ristoranti teatri e il grande magazzino delle star. Infine, anche su YouTube ho trovato tanti filmati utili per l’epoca che stavo ricercando, quindi ho visto i filmati con le macchine di allora, gli aerei e le navi. Ho chiesto al mio amico Bardo Fabiani, che è il figlio di Alberto Fabiani, stilista molto amato da Irene Brin, e di Simonetta Colonna di Cesarò, che tipo fosse Irene Brin e poi che tipo di persona fosse Richard Avedon, un personaggio importantissimo nel mondo della fotografia, che lui aveva conosciuto bene. Avevo bisogno di sapere se Avedon fosse un tipo simpatico oppure no… era importante per me essere fedele nel descrivere i personaggi che cito con i giusti tratti di carattere.

Personaggi dell’arte e del cinema si mischiano interagendo mirabilmente con i personaggi del romanzo. Come sei riuscita a fare questo?

Ti confesso che non lo so nemmeno io come sia riuscita a farlo. Scrivo molto di getto per molte ore e anche le mie ricerche mi hanno aiutata e portata a far interagire i miei personaggi con quelli realmente esistiti. Quindi ho fatto un mix di verità e finzione che mi è apparso credibile e utile per la narrazione. Fin dall’inizio avevo in mente di raccontare di una vita straordinaria, quella di Uliviero, proprio perché aveva potuto conoscere persone straordinarie. Il romanzo ha un inizio fiabesco perché siamo rimasti bambini vestiti da adulti e abbiamo ancora bisogno di favole.

Il bambino che viene trovato nell’ulivo dal marinaio Beniamino scatena una tenerezza nei cuori dei mozzi della nave che lo accudiscono e lo salvano. Una metafora, forse, che ho scritto senza averne l’intenzione ma che ha preso forma nella mia testa a libro ultimato: probabilmente siamo tutti degli “Ulivieri”, salvati dalle difficoltà della vita grazie all’incontro con delle persone che ci amano lungo il nostro cammino.

È stato, credo, un caso fortuito che ha portato a narrare quel particolare periodo nel quale veramente tutto stava accadendo: un fermento creativo che ha toccato tutte le forme artistiche: la pittura, la fotografia, l’Arte e la moda. L’America si era innamorata dell’Italia e viceversa quindi l’intenso scambio culturale e artistico tra i due paesi fu il frutto di un riconoscersi e di una stima mutuale. Poi la Hollywood sul Tevere, come veniva chiamata Cinecittà, dove le grandi produzioni cinematografiche venivano a girare i loro film. Così fu il momento di Quo Vadis e di Peter Ustinov, di cui conosco il figlio Igor, che era molto divertito all’idea che il padre fosse un personaggio del mio romanzo. È successo che a un certo punto il romanzo si è scritto da solo perché la storia era già lì per me, per giocarci facendo interagire i miei personaggi con quelli realmente esistiti.

Leggendo Storia di Uliviero a volte ho immaginato alcuni attori a interpretarlo. Credo ne uscirebbe un gran bel film. E tu, quali attori immagini potrebbero far parte di un film tratto dal tuo libro?

Bella domanda! Così a caldo mi piacerebbe Timothée Chalamet nella parte di Uliviero, poi Anne Hathaway nel ruolo di Nennella, Alba Rohrwacher nel ruolo di Deirdre e quel gran figo di Bradley Cooper nelle vesti di Baldovino. Essendo una storia che si svolge in parte negli Stati Uniti mi viene naturale pensare ad attori americani, tranne che per la fantastica Alba che amo molto. Gli altri personaggi non saprei dire, non li ho mai guardati sotto questo, aspetto anche se adesso so che questo romanzo sta suscitando delle curiosità in alcuni produttori e incrocio le dita.

Chi sono i tuoi scrittori preferiti? Quali ti hanno ispirato maggiormente per scrivere il romanzo?

Somerset Maugham è in assoluto il preferito tra gli autori, di cui ho letto tutti i libri, a pari merito con Gabriel Garcia Marquez ed Elsa Morante, mia eroina letteraria da sempre. Forse, per rispondere alla domanda, la grande fonte di ispirazione sono stati proprio i libri di Elsa Morante.

Progetti futuri?

Sto scrivendo il seguito di Storia di Uliviero. Sono già arrivata a più della metà della storia. Al momento l’ho intitolato “Il silenzio è il più bel rumore che ci sia”, ma il titolo potrà cambiare. Ho approfittato del lockdown per scrivere e ritrovare i miei amici che, senza divulgare troppo per coloro che non hanno letto il libro, ho lasciato sospesi. I lettori che hanno amato la mia storia meritano di sapere il procedere della vita di Uliviero. Naturalmente sono rimasta fedele alla narrazione che intreccia personaggi realmente vissuti con i miei di fantasia. Questa volta la storia andrà a ritroso nel tempo con Uliviero che compie ottant’anni e rivisita nei ricordi la sua vita.

Diego Alligatore

Diego Alligatore è critico rock del web dalla lontana estate del 2003, quando ha iniziato a scrivere di rock indipendente italico sul portale della nota agenda Smemoranda. Da allora non ha più smesso, intervistando e recensendo centinaia di gruppi dell'underground di casa nostra, oltre che su Smemoranda.it anche sul BLOG DELL'ALLIGATORE, su Frigidaire e Il Nuovo Male cartacei. A gennaio 2018 fonda con la sua compagna Elle L'ORTO DI ELLE E ALLI, sito di orto bio e culture alternative, cose curate insieme con passione autentiche. In tutti questi posti non ha mai dimenticato che anche la letteratura può essere rock, parlando con giovani scrittori italici, recensendone libri, incontrandoli in alcune presentazioni. Nel 2021 è uscito con Arcana il suo "Giovani, musicanti e disoccupati", libro di interviste a musicanti indipendenti durante il lockdown del 2020. Cosa fa su MeLoLeggo? Continuerà a cercare giovani autori, parlando con loro di buoni libri, perché la vita è troppo breve per sprecarla con cattive letture.

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