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Puerto Escondido, di Pino Cacucci

Un viaggio intorno al mondo per un protagonista picaresco e sfortunato; inseguito dai guai e coinvolto in un’avventura senza fine da una parte all’altra dell’Atlantico.

Puerto Escondido
Puerto Escondido

Puerto Escondido (Feltrinelli, 2015) è uno dei romanzi di maggiore successo di Pino Cacucci.

Scrittore traduttore e sceneggiatore, Cacucci ha vissuto molti anni in America Latina e in Messico, un’esperienza che ha influenzato e ispirato molti dei suoi romanzi. In Puerto Escondido racconta la storia di un ragazzo bolognese che scappa dalla monotonia di una vita piatta e senza stimoli per rifugiarsi al caldo sole del Messico, luogo dove finalmente troverà la sua giusta dimensione. Da queste pagine il regista premio oscar Gabriele Salvatores ha realizzato l’omonimo film del 1992 con Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Valeria Golino e Renato Carpentieri.

L’inizio del romanzo vede il protagonista risvegliarsi da un coma in un letto d’ospedale, fradicio di sudore e stordito, senza ricordi su cosa sia successo e come sia finito lì. Si accorge di essere stato ferito da un colpo di arma da fuoco nel fianco e, mentre cerca di recuperare le forze e la memoria, riceve la visita della polizia. A quel punto la memoria gli ritorna di colpo: il commissario è proprio l’uomo che gli ha sparato.

Dimesso dall’ospedale comincia per lui un incubo, una persecuzione dal tragico epilogo seguito da una fuga, prima all’isola d’Elba, poi in Spagna e infine in Messico, a Puerto Escondido. Tra amori impossibili e imprese disperate, le avventure del protagonista si concludono sempre alla stessa maniera: ingigantendo i suoi guai. La scalogna sembra perseguitarlo  anche dall’altra parte dell’oceano, dove rischia più volte di essere ammazzato da qualcuno. Ad affiancarlo e ispirarlo nelle sue folli azioni criminali in Messico c’è Elio, un italiano ormai quasi del tutto “latinizzato” che vive di espedienti. I due diventano grandi amici e attraverso le loro esperienze svelano al lettore la realtà messicana, quella che va oltre lo sguardo del turismo occidentale per mostrare i deserti, la povertà, la corruzione e lo smercio di droga che condizionano profondamente la vita del paese.

In tutte le vicende Cacucci non fa mai mancare un pizzico d’ironia tragicomica, accompagnando la storia e le vicende del giovane in maniera particolare. Il finale porta alla ribalta uno dei personaggi in maniera inaspettata e testimonia il miracolo operato da una terra difficile ma affascinante come l’America Latina. Non solo il giovane protagonista, ma tutti coloro che hanno vissuto il Messico hanno subito un metamorfosi, rimanendone attratti così tanto da cambiare la propria vita per sempre.

Pino Cacucci è riuscito con questo romanzo a far respirare l’aria del Messico attraverso gli intrecci di storie dei suoi protagonisti, ma non solo. Tutte le vicende raccontano di un uomo continuamente in viaggio, ma non soltanto fisicamente, anche dentro di sé, alla ricerca della propria identità.  Non è un caso se lo scrittore non dà al giovane un nome, diversamente dagli altri personaggi.

Cacucci utilizza le descrizioni dell’ambientazione come parte integrante della trama, quasi come se la storia facesse da contorno e i veri protagonisti fossero i luoghi. Non solo il Messico, ma la splendida isola d’Elba e l’ammaliante Barcellona, descritta con maestria e perizia di particolari nella prima parte del romanzo al punto da sentirsi trasportati nell’atmosfera soffusa delle sue strade nelle caldi notti catalane.

La forza del romanzo sta proprio in questo: nell’intensità del vivere i luoghi e le città che traspare in ogni pagina e va al di là del semplice visitare; nel lasciar trapelare dalle pagine l’esperienza che lo scrittore ha vissuto in prima persona e che accompagna così il lettore durante la narrazione senza mai annoiare né distogliere l’attenzione dalla trama. Il racconto fluisce veloce, a tratti anche con un ritmo incalzante, appassionando alla storia e alle vicende di uno sfortunato quanto indovinato protagonista, sempre alle prese con avvenimenti molto più grandi di lui.

Una nota di merito all’autore va dato per un personaggio particolarmente ben riuscito: il commissario Everardo Schiassi, un uomo nel quale sono racchiusi vizi e virtù dell’italiano medio e in cui tanti potrebbero rivedersi; a questo antieroe lo scrittore fa compiere una vera e propria parabola narrativa fino al cambiamento e all’esaltazione della sua figura in un finale scoppiettante.

Un libro coinvolgente nell’intreccio  e nello sviluppo della trama, dove sono presenti sia l’azione che i sentimenti, con storie d’amore difficili e romantiche. Allo  stesso tempo vengono affrontati temi delicati e importanti come la giustizia sommaria, il crimine, la povertà, la droga e la corruzione, con un linguaggio schietto e diretto in assenza di censure e senza mai dimenticare un elemento tanto importante quanto sottovalutato come l’ironia.

Salvatore Chianese

Salvatore Chianese è sociologo e vive e lavora a Napoli. Soffre di svariate “malattie artistiche”, in particolare una mania ossessivo compulsiva per la lettura, la musica e il cinema. Sin da bambino è attratto dal mondo dell’occulto, del mistero e dell’horror. È cresciuto ascoltando la musica dei Queen, per poi innamorarsi di Led Zeppelin, Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden, Y.J. Malmsteen… insomma tutto il rock hard and heavy. Nutre una venerazione per Stephen King e E.A. Poe. Le letture che hanno segnato la sua esistenza sono Dracula di Bram Stoker, Il fuggiasco di Carlotto e Il conte di Montecristo di Dumas. Adora viaggiare, mangiare (tanto e bene) e l’isola di Cuba, la perla dei Caraibi. Cosa fa su MeLoLeggo? Legge, recensisce, critica ma, soprattutto, cerca di sedare le frequenti crisi di astinenza da libri.

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