Recensioni

Il filo del rasoio, di Somerset Maugham

Il filo del rasoio

A volte capita che, finito di leggere un libro, ci si senta come se nulla possa essere come prima: vi è un periodo pre-lettura e uno post-lettura. Quando si legge “Lolita” di Vladimir Nabokov si parla di periodi pre e post doloriani. Cosa si dovrebbe dire invece de “Il filo del rasoio” di Maugham? Non c’è termine che possa essere assunto e neppure un pratico neologismo da coniare. Basti credere o sperare, dunque, che possa essere vagamente compresa la sensazione.

Cos’è “Il filo del rasoio”? Un romanzo. Altro non si può dire: come si può in poche parole descrivere l’enormità di un romanzo così? Non si può, ve lo dovrete certamente leggere. Come fare a darvi un’idea? C’è di tutto: spirito, sogno, sofferenza, sconfitta, gelosia, amore. Come in molti altri romanzi, ne converrete. Allora perché scegliere proprio questo? Il titolo la dice lunga, perché vi potreste tagliare, perché può andare così in profondità da far male e bene allo stesso tempo. Perché vi fa capire che non è vero che tutto è possibile, ma che è certamente vero che ognuno costruisce la propria felicità così come la desidera, che lo sappia o meno. Non può far male? Eppure una presa di coscienza è come una rinascita, un dolore di quelli che rendono più forti e che, inesorabilmente, fanno stringere e battere il cuore.

Poi, a voler essere pragmatici, potremmo parlare di Larry Darrel, un ragazzo affascinante e intelligente che, reduce dagli orrori della Grande Guerra, decide di abbandonare la vita di sempre e partire alla ricerca di sé stesso. Potremmo anche parlare di Isabel, la sua fidanzata, che si separa da lui con riluttanza, ma non troppa. Potremmo parlare di. Non ne parleremo. A certi livelli i semplici fatti, una semplice trama, sono ben poca cosa  rispetto alle riflessioni di cui il romanzo si presta fucina.

Lo stile di Maugham è esatto: tanto asciutto da non dire mai nulla di troppo, tanto ricco da non dir mai niente di meno. Ciò che offre con inenarrabile abbondanza è sicuramente l’acume e lo spirito di osservazione per gli umori, i sapori e le passioni umane.

Molti saranno d’accordo con l’affermare che un libro che si salva con un finale azzeccato spesso non è un buon libro. In questo caso, a lettura conclusa, molti saranno d’accordo con l’affermare che con un libro così, il finale scelto da Maugham non sia altro che la proclamazione di un capolavoro.

Alice de Carli Enrico

Alice de Carli Enrico è traduttrice e giornalista freelance. Ha cominciato a leggere romanzi all'età di 8 anni e non ha più smesso. È appassionata di scrittura e lettura, dell'uso corretto della lingua italiana, di viaggi lunghi ed economici, del suono delle parole e di mari in tempesta. Ovunque vada porta sempre un libro con sé, l'unico oggetto in grado di renderla quieta anche nelle più improbabili situazioni. Cosa fa su MeLoLeggo? Scrive recensioni, dirige le pubblicazioni, revisiona racconti e romanzi dando la caccia all'errore con la meticolosità di un cecchino (a volte gli stessi scritti tremano dalla paura). Lavora tanto e consuma poco: necessita solo di una coperta, un divano e ovviamente un libro.

2 pensieri riguardo “Il filo del rasoio, di Somerset Maugham

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