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Recensione: Il fondamentalista riluttante, di Mohsin Hamid

Il fondamentalista riluttante
Il fondamentalista riluttante

Il fondamentalista riluttante” (Einaudi, 2007, con traduzione di Norman Gobetti) è il secondo libro di Mohsin Hamid, scrittore pakistano che ha vissuto una parte della sua vita negli USA. Dal libro è stato anche tratto l’omonimo film, diretto da Mira Nair.

Il protagonista è Changez, la cui vita e pensieri sono divisi tra il Paese natio, il Pakistan, e il Paese d’adozione, gli USA. Quest’ultimo è per lui il luogo delle promesse, dove conosce l’amore, i soldi e il prestigio. Dopo gli studi a Princeton viene assunto dalla Underwood Samson, famosa ditta newyorchese specializzata in consulenze aziendali. Vede da qui l’America meritocratica, che permette anche allo straniero che lavora sodo di poter ambire a un’ottima carriera.

Nel frattempo cresce in lui l’amore per Erica, ricca e bella, con la passione per la scrittura, ma anche una ragazza estremamente fragile, segnata dalla morte del precedente fidanzato, Chris. Il ricordo di lui la tormenta, impedendole di vivere nel presente.

Per Changez tutto comincia a cambiare con l’11 settembre. A cambiare è prima di tutto l’America: non più un Paese libero ed accogliente, ma ora sospettoso dei suoi cittadini medio-orientali. E così che dal sentirsi pienamente americano, Changez comincia a percepirsi sempre più spaesato, in una nazione che sente sempre più lontana dai suoi valori e dalla sua vita.

L’America attacca i Paesi adiacenti al Pakistan, e per Changez si profila chiara l’arroganza americana e il suo andare indietro, invece che avanti, nel suo trincerarsi in un nazionalismo gretto. La famiglia e la madre patria che ha abbandonato sembrano invece sempre più reali e vicini.

Il libro è interessante, in quanto ci mostra l’America vista non attraverso gli occhi di un outsider, ma da quelli di uno straniero integrato, che crede nel valore del progresso e della superiorità americana fino a quando questa superiorità non risulta più benevola, ma crudele con il più debole. Viene espresso bene il dilemma identitario di chi sente sempre le proprie radici, anche e soprattutto in una vita da esule, non riuscendo mai a staccarsene poiché parte integrante del proprio Io.

Mohsin Hamid è pakistano, ha vissuto per un periodo della sua vita negli USA, dove ha anche intrapreso gli studi universitari, e vive attualmente tra l’Inghilterra e il Pakistan. “Il Fondamentalista Riluttante” è il suo secondo romanzo, dopo “Nero Pakistan” (2000).

Elisabetta Narese

Elisabetta Narese è dottoressa in Global Studies e ha un passato come insegnante di diritti umani in Ucraina. Ascolta molto e parla poco, a meno che l'argomento non le interessi. Ama le avventure, le organizzazioni umanitarie, viaggiare e scoprire cose nuove. Ha sempre la valigia pronta e una destinazione in mente. La prossima? Al momento è a Mosca, poi chissà... Cosa fa su MeLoLeggo? Legge e recensisce, ovviamente. Non ha gusti difficili, ma ammette una certa predilezione per Haruki Murakami, Truman Capote, C.S. Lewis, i saggi incentrati su temi storici e qualsiasi cosa che riguardi il Medio Oriente. Fonti sicure affermano però che la sua libreria ospiti anche l'intera saga di Harry Potter.

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