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L’uomo dell’istante, di Stig Dalager

 

L'uomo dell'istante
L’uomo dell’istante

Non so a quanti sia mai successo ma io, nel leggere di filosofi e filosofie, mi sono chiesto spesso cosa – o meglio, chi – ci fosse dietro quelle pagine di saggezza, quel centellinare il sapere.

Dietro quel mondo ce n’è un altro, molto più terreno, che ha i dettagli, la forma e i difetti dell’uomo. Soren Kierkegaard non fa eccezione e, semmai, è proprio l’emblema di una tale verità.

Attraverso gli scritti (lettere, nonché una monumentale produzione che vanta oltre trenta tomi) del filosofo, Stieg Dalager immortala ne L’uomo dell’istante (ed. Iperborea) un Kierkegaard che più umano non potrebbe.

E allora leggiamo di uno scrittore controverso, protagonista di un’esistenza paradossale e fatta di poche luci e molte ombre, passato dalla ricerca estetica al sacrificio in nome di una missione cristiana.

L’esistenza di Kierkegaard emerge nei suoi aspetti più profondi, ed è narrata da una penna saggia che inquadra i momenti fondamentali dipingendo quelli che furono i tasselli importanti per lo scrittore e filosofo danese.

Il romanzo inizia nel 1855, quando un Kierkegaard dalla salute compromessa viene ricoverato in un ospedale di Copenaghen, sotto l’attenzione di un medico tirocinante e una paziente infermiera che presta il proprio orecchio al racconto appassionato del sofferente filosofo.

La sua salute è compromessa da un’esistenza condotta alla ricerca di un punto più alto per il corpo e lo spirito, una ricerca che lo condurrà a rinunciare a tutto pur di raggiungere lo scopo.

Dibattuto in gioventù tra la severa figura (non scevra da sensi di colpa che riversa sui propri figli) del padre e l’infatuazione per Regine Olsen, Kierkegaard vive dolorosamente la ricerca di sé stesso, fino ad allontanare l’amore materiale di Regine, che pur appare sempre nella sua quotidianità e diverrà l’idea di amore che il filosofo terrà per sé fino alla morte.

All’amore per il singolo, in uno dei suoi scritti appassionati, Kierkegaard contrappone quello per il prossimo:

amare l’intero genere, tutti gli uomini, perfino il nemico, senza eccezioni né di predilezione né di repulsione

Tutto il mondo non è altro che un immedesimarsi in modelli, e gli uomini non si rendono conto di essere simili gli uni agli altri proprio perché uomini:

Osserva il mondo che ti sta davanti in tutta la sua variopinta molteplicità; è come quando assisti a uno spettacolo… è come in una commedia. Ma quando sul palcoscenico cade il sipario, colui che faceva quella del mendicante, e così gli altri attori, sono tutti la medesima cosa: attori. E quando il sipario della morte cade sul palcoscenico della realtà, anche qui tutti sono la stessa e identica cosa: uomini….

Kierkegaard persegue il suo fine, dibattendosi tra le sofferenze e le umiliazioni della vita. Rinuncia all’amore, come già detto, rinuncia alla possibilità di un incarico all’università, rinuncia infine a divenire pastore pur essendo perfettamente in grado di ricoprire quel ruolo, grazie all’abilità lessicale e alla personalità.

“Amante infelice”, si definiva Kierkegaard. Ingrid Basso, la traduttrice, scrive: “Non potendo essere marito, docente di filosofia o pastore, diventa poeta, poeta dell’amore, del pensiero e della fede…”.

Sul finire della propria vita, Kierkegaard divenne ostile a una certa Chiesa istituzionalizzata, in cui la bella predica era ben contraddetta dall’operato gaudente dei suoi predicatori, in primis il vescovo Mynster, così lontani dall’ideale di amore ecclesiastico verso la gente cristiana e i reali stilemi dell’insegnamento di Gesù.

Kierkegaard divenne celebre (scrive ancora Basso), “…ironia della sorte, per le sue opere estetiche, una tra tutte il Diario del seduttore… la produzione estetica è uno strumento per ingannare il lettore, ingabbiarne l’attenzione mediante l’esca dell’interessante per poi liberarla in un ambiente assai diverso…”. In questo, aggiungerei, si vede l’abilità dello scrittore anche moderno, quel catturare l’attenzione morbosa del lettore per condurlo nel proprio mondo e fargli ascoltare la vera storia che gli si vuole raccontare, la propria reale ispirazione.

Dalager fa emergere ognuno di questi aspetti, e scrive non una biografia – ne esiste già una molto accreditata scritta a cura di Garff – ma un romanzo su Kierkegaard, per ritrarre il filosofo nella sua quotidianità, le sue angosce e i drammi esistenziali; l’uomo, infine.

L’uomo dell’istante è quindi un omaggio a un grande della letteratura, a colui che si firmava spesso con pseudonimi ma era sempre materiale e fermo dietro quella penna.

Un omaggio, infine, a colui che insieme ad Andersen contribuì, come scrive infine la Basso nella postfazione, a far sì che “…la lingua e la letteratura danese sono riuscite a far capolino al di fuori degli angusti confini del piccolo paese dai giorni nubilosi e brevi, per dirla col Petrarca…”.

L’uomo dell’istante è un libro che va letto per questo, per comprendere cosa c’è dietro la parola scritta, l’uomo e le sue contraddizioni, i suoi mali esistenziali e ogni piccola favilla dell’epoca in cui vive o è vissuto.

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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