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Denti bianchi, di Zadie Smith

Denti bianchi

Denti bianchi (titolo originale: White Teeth), romanzo di debutto della scrittrice Zadie Smith, scritto durante l’ultimo anno di studi alla Cambridge University, racconta, in forma a volte comica e a volte grottesca, l’eterno scontro culturale e generazionale che si evolve in una Londra multietnica, in cui tre diverse famiglie di etnia mista si confrontano con problemi di eredità e retaggio culturale.

Alla famiglia anglo-giamaicana dei Jones, composta da un marito inglese mediocre, ateo e tradizionalista, da una moglie giamaicana figlia di immigrati ed ex testimone di Geova e dalla figlia Irie, bizzarra combinazione dei due, si contrappone quella di immigrati bengalesi, Samad e Alsana Iqbal, i cui due figli gemelli Magid e Millat incarnano le contraddizioni e i dubbi di una nuova generazione che affonda radici in Paesi lontani ma che sente di appartenere di diritto all’Inghilterra in cui è nata. In seguito alle due famiglie se ne aggiungerà una terza, quella dei Chalfen, scienziati inglesi di origine ebrea che suddividono le persone in categorie e compiono esperimenti genetici per il miglioramento della razza, che criticano l’ibridismo contagioso che li circonda pur sentendosene al contempo irrimediabilmente attratti.

Per quanti possano essere gli sforzi di miglioramento e i tentativi di integrazione, la questione delle origini rimane fondamentale e la Smith ironizza sull’ossessiva ricerca di antenati e radici che possano o meno certificare il proprio diritto di appartenenza ad un Paese in cui il modello di perfezione è ancora il prototipo bianco-inglese.

Il ventaglio di personaggi che animano il romanzo, la mescolanza di etnie e tradizioni culturali, insieme alle tematiche in esso trattate hanno fatto di White Teeth un successo straordinario. Aiutato forse in parte dalle celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’arrivo a Londra dell’Empire Windrush avvenute in tutto il Regno Unito nel 1998 e dall’eco che ne è derivata, il libro è apparso nel 2000 come raccoglitore di tematiche estremamente attuali, presentate però non come problematiche sociali o cronache di atti vandalici o razzisti, come i londinesi erano sino ad allora abituati a leggere sui quotidiani o ascoltare alla TV, ma come vicende intrecciate in una divertente e a tratti esilarante saga familiare, infarcita di auto-ironia e leggerezza – le stesse doti che hanno portato l’opera a raggiungere e accattivarsi le simpatie di lettori di diverse età, classe sociale o livello di istruzione.

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