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Nuova uscita per Marcos y Marcos: Bar Atlantic, di Bruno Osimo

Bar Atlantic

“Non è che Adàm non sia religioso. Adàm venera il corpo di Hhava, è questa la sua fede, per questa lui è disposto a sfidare il mondo, è questa che gli permette di posare la testa, quando è stanco”.

Adàm ogni giorno ricomincia da capo: un treno diverso, un’università diversa, una donna diversa.
Il lunedì parte da Milano all’alba, aspetta la coincidenza a Tortona e va a insegnare ebraico ad Alessandria; poi, se i preliminari con Paola procedono senza intoppi, riesce a rientrare in tempo per fare la spesa e preparare la cena per la moglie Hhava.
Il martedì a Bergamo potrebbe anche non andare, il compenso per le sue lezioni è troppo basso, ma a Bergamo c’è Monica, con il suo naso semitico, i suoi riccioli rossi, la sua voce roca, il suo accento irresistibile.
Il mercoledì a Pavia lo aspetta la collega Teresa, il giovedì a Treviso fa l’amore con Fernanda nel locale caldaia, il venerdì a Verona sale nel monolocale di Sasha con una fetta di torta altoatesina, ma il sabato finalmente si riposa.
Il sabato Adàm corre sul lungomare di Levanto, si ferma a scrivere una poesia al bar Sereno, sveglia la moglie con il profumo dei biscotti appena sfornati.
Ogni settimana si ripete come una giostra infinita, come un viaggio in tondo da un microcosmo all’altro.
Finché un giorno, del tutto inaspettata, si apre anche per lui una via di fuga: la speranza di un’unica vita, di un mondo solo, dove potersi abbandonare in pace.
Bar Atlantic è la storia di un precario della scuola, della vita, dell’amore: di un casalingo inquieto che venera sua moglie e ha un’amante diversa in cinque città.

In uscita nelle librerie il primo marzo 2012.

L’autore. Bruno Osimo è nato a Milano e ha cominciato a orientarsi nella vita quando ha finalmente scoperto che la lingua parlata da sua madre – e spacciata per italiano corrente – era in realtà mammese, o tamponico, una lingua che non descrive la realtà come appare, ma come apparirebbe se non facesse paura. Questa scoperta gli ha spalancato le porte della traduzione, che gradualmente è diventata per lui, da strategia di sopravvivenza, una vera professione. Ora traduce dall’inglese e dal russo, insegna traduzione, pubblica manuali sulla traduzione e studia l’ebraico perché è la lingua dei nonni dei nonni dei suoi nonni. Bruno Osimo va a correre all’alba ogni mattina, poi si ferma a scrivere e a parlare di poesia al bar Atlantic, ma le affinità con Adàm, il protagonista di questo romanzo, si fermano qui. Della sua storia privata e deprivata parla invece a lungo nel suo romanzo precedente, Dizionario affettivo della lingua ebraica.

Redazione

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