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Recensione: Siamo buoni se siamo buoni, di Paolo Nori

Siamo buoni se siamo buoni
Siamo buoni se siamo buoni

“Ciao, Ermanno Baistrocchi”. Ecco cosa mi veniva da dire quando a pesce mi sono tuffata nell’ultimo libro di Paolo Nori, Siamo buoni se siamo buoni, uscito per quelli della Marcos y Marcos. Mi veniva da salutarlo, questo protagonista, e da ri-conoscerlo, perché era lo stesso de La banda del formaggio, sempre di Nori, e perché di nuovo, sempre Ermanno, sempre lui, era diretto e umano – nel bene e nel male – nella sua visione del mondo, e questo mi ha invogliata a seguirlo tra pensieri e parole, un’altra volta, senza mai un attimo di stanca.

Quello di Nori è sempre un flusso bello, vivo, vivido, capace lentamente di costruire un’aspettativa crescente; è capace di commuovere, rattristare e, a modo suo, far ridere. Ermanno Baistrocchi è lì, in carne ed inchiostro, che si risveglia in un letto d’ospedale. Che si riprende dalle ferite quasi mortali che ha riportato in seguito a un incidente. Che rivede la moglie, dopo anni che non la vede. E vede anche la figlia, in una sedia vicina, che ride leggendo La banda del formaggio (sì, sempre quello di Nori) che – secondo gli accordi con l’editore – doveva uscire in libreria solo postumo. E allora cos’è, lui, morto? Per il mondo lo è stato, un po’ morto, dopo l’incidente, e si trova nella rarissima situazione di una persona che, data per spacciata, si ritrova fortuitamente viva. È come fare un respiro un po’ più lungo e profondo del solito: “Per tutto il giorno, mi restava dentro, nelle vene, una cosa come essere consapevole, tutti i momenti, di essere al mondo”.

Il mondo di Ermanno è sempre lo stesso, ma non lo è più. Perché lui ha da riguardarsi intorno, da riscoprire i confini di questa realtà ripopolata che dopo la sua (mancata) morte lo ha nuovamente accolto; ha da rivedere le persone alla luce del dopo che non ha raggiunto. Ci si perde così in ricordi e persone e pensieri che accompagnano il quotidiano e che talvolta ricordano quasi un flusso di coscienza, piccole parentesi che creano un’ansa di pensiero tra due narrazioni ma che si ritrovano poi a confluire nella stessa direzione, in un fortunato epilogo che, a fine lettura, sembra lasciar filtrare tra le pagine l’aria e la luce per un giorno e un vivere tutti nuovi.

Alice de Carli Enrico

Alice de Carli Enrico è traduttrice e giornalista freelance. Ha cominciato a leggere romanzi all'età di 8 anni e non ha più smesso. È appassionata di scrittura e lettura, dell'uso corretto della lingua italiana, di viaggi lunghi ed economici, del suono delle parole e di mari in tempesta. Ovunque vada porta sempre un libro con sé, l'unico oggetto in grado di renderla quieta anche nelle più improbabili situazioni. Cosa fa su MeLoLeggo? Scrive recensioni, dirige le pubblicazioni, revisiona racconti e romanzi dando la caccia all'errore con la meticolosità di un cecchino (a volte gli stessi scritti tremano dalla paura). Lavora tanto e consuma poco: necessita solo di una coperta, un divano e ovviamente un libro.

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