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Quando tutto sarà finito, di Stefania Castella

Ci sono vite che riescono a emergere e vite che soffrono di un continuo soffocare, sentendosi sopraffatte dagli eventi, in una perenne ricerca dello spazio giusto per spiccare il volo.

Quando tutto sarà finito
Quando tutto sarà finito

Quante vite – qualcuno ha provato mai a immaginare? – si nascondono in una città. Gigantesca, abnorme, fuori controllo, dove i problemi di uno sono i problemi di tanti e proprio per questo non gliene frega niente a nessuno. E quante di queste vite hanno provato almeno una volta a emergere dal fondo?

Quante di queste cercano la strada giusta, una strada che consenta di vincere il caso, di vincere l’illusione?

Simona è una donna. Una donna piena di problemi – colpa sua, degli altri, del destino, non ha importanza – ma anche una mamma, e una giornalista. E, soprattutto, una donna che cerca una propria dimensione, sfuggendo al buio sipario in cui l’ha relegata la perdita del figlio Luca e il convivere con un uomo cui non riesce più a dedicarsi se non per litigare, ricambiata. E una figlia, Mia, che reclama quanto di buono la sua famiglia potrebbe darle.

Dalla realtà, poi, si parte verso una dimensione quasi onirica, buia, fatta di vicoli, misteri, morti strane e allucinanti, e un’inchiesta che dovrebbe partire ma che mille difficoltà mettono sempre in forse.

E poi… c’è anche l’uomo della vita (?), il misterioso Paolo, colui che trascina in un gioco allettante proprio Simona che cerca di tutto pur di riscattarsi. A costo di rischiare un appuntamento al buio, di andare contro tutto pur di non confessare a sé stessa che è proprio questo che vuole, che desidera.

Una storia scritta con stringente pulsione emotiva, di cuore – in alcuni aspetti credo anche autobiografici – che a tratti trascina, coinvolge, parla con calore.

A tratti, appunto, perché ritengo che lo stile di Quando tutto sarà finito | La ragione di ogni cosa (LFA Publisher), pur vibrante nella voglia di scrivere e raccontare dell’autrice, Stefania Castella, sia ancora da smussare e maturare per essere avvolgente in modo uniforme, dall’inizio alla fine.

Una lettura che, comunque sia, lascia dentro qualcosa. Quel qualcosa è una storia tormentata, che diventa altre storie anch’esse tormentate e rende difficile distinguere tra il vero e il verosimile.

Tanto che sarà difficile comprendere “…la ragione di ogni cosa…”.

Enzo D'Andrea

Enzo D’Andrea è un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e due romanzi: “Le Formiche di Piombo” e "L'uomo che vendeva palloncini", di recente pubblicazione. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Oltre che su MeLoLeggo, scrive di letteratura sul blog @atmosphere.a.warm.place, e si permette anche il lusso di leggere e leggere. Di tutto: dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia). Cosa fa su MeLoLeggo? cerca di fornire qualcosa di differente dalle recensioni classiche, preferendo scrivere in modo da colpire il lettore, per pubblicizzare ad arte ciò che merita di essere diffuso in un Paese in cui troppo spesso si trascura una bellissima possibilità: quella di viaggiare con la mente e tornare ragazzi con un bel libro da sfogliare.

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