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Novità per et al. edizioni: Il supplente, di Fabrizio Puccinelli – con una nota di Giovanni Mariotti

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È uscito in libreria il 29 agosto per et al. edizioni “Il supplente”, di Fabrizio Puccinelli. Si tratta di una breve narrazione di due anni di vita di un supplente in paesi della Garfagnana, agli albori della scuola media unificata. Una ricerca di sé condotta senza enfasi, senza i fastidiosi eccessi di esaltazione o diminuzione dell’io che tali ricerche spesso ostentano. L’attenzione è per quei ragazzini ai quali il supplente insegna – bellissime le pagine sul loro raccontare le proprie vite –, per la gente di quei paesi, per i luoghi e il passare delle stagioni. Strumento di quella ricerca è la scrittura attraverso la quale ogni cosa è illuminata, riceve e dà senso.

L’autore. Fabrizio Puccinelli, nato a Lucca il 17 marzo del 1936, è morto di un attacco d’asma in una via di Firenze, il 17 marzo 1992. In vita pubblicò, presso Franco Maria Ricci, il volume che qui si ristampa, nonché numerosi racconti su “Il Mondo”, “La Fiera letteraria”, “Nuovi argomenti”. Postumo è apparso Gabbie (Marsilio 2006), testimonianza su un passaggio di alcuni mesi in una clinica psichiatrica.

Scrive Giovanni Mariotti: “Perché si scriva, a cosa la scrittura serva, che rapporto abbia con le cose e con la vita: sono le domande al centro di questo diario, scritto negli anni sessanta da un insegnante in piccole scuole, in oscuri paesi dell’Appennino. Da sempre chi insegnava era stato detentore di uno statuto forte, ma le necessità della neonata media dell’obbligo spinsero in quegli anni a reclutare personale provvisorio, raccogliticcio. Nasceva un nuovo mondo: quello della precarietà (anche se la parola sarebbe entrata nell’uso più tardi), che in Fabrizio Puccinelli si congiungeva con un sentimento acuto di precarietà personale. Nominare le cose: è questo il principio di ogni scrittura; ma la coltre delle parole presto si complica, s’infeltrisce, si appesantisce; solo in rari casi una prosa di forma semplice sa preservare le tracce, la vibrazione emotiva del primo sfiorarsi e aderire tra l’oggetto e la sua parola, tra la parola e il suo oggetto. È quel che accade nelle pagine de Il supplente: Puccinelli nomina le cose, il mondo, perché ha paura che spariscano, lasciando spazio al disagio e alla malattia psichica; li nomina come se li tastasse, per accertarsi che siano veri, con trepidazione, delicatezza e terrore. Muovendo da un fondo di desolazione, la letteratura si mostra qui nella sua forma più nuda ed emozionante, più vera e inerme: in atto di nascere, come gemma e germoglio”.

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