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Mele bianche, di Jonathan Carroll

Mele bianche
Mele bianche

Con quanta cura è costruito questo romanzo! Cura per i dettagli. che non sono solo descrizioni di fattezze umane, occhi e bocche o capelli, ma descrizioni di stati d’animo chiarissimi, tangibili, e di dolore, amore, ineluttabilità.

Non una sola luce, non una sola voce ma un coro, e un’attenzione che si sposta da una parte all’altra. Ognuno la sua importanza, ognuno il suo tassello, non solo tra queste pagine, ma nel tutto in cui vorremmo credere. Come nella vita, come nella realtà, benché qui, tra queste Mele Bianche (Fazi editore), nulla sembri reale tranne i sentimenti.

Vincent Ettrich è bello e brillante, un donnaiolo attento a ingoiare tutti i dettagli e tutto quello che la vita può offrire, almeno in apparenza. Ricorda tante cose, ricorda il sapore di un gelato, e l’odore forte di una notte di passione, ricorda l’esatta composizione della cena di un tempo relativamente lontano, dettagli, memorie; eppure gli sfugge una parentesi fondamentale. Ricorda di aver lasciato la moglie per Lei, il grande amore della sua vita, Isabelle, che gli sfugge proprio per alcuni piccolissimi dettagli. Dettagli.

Quanto contano i dettagli, e le parole, quando servono a rispondere alle domande che tutti ci facciamo una pagina dietro l’altra, per ricomporre questo surreale snodo di vite. Una domanda, fondamentale, è quella di Isabelle, che raccoglie lo spirito del tutto: “Vincent, com’è essere morti?”. Parte tutto da questo, dalla memoria che sfugge. Possibile che Vincent non ricordi come e quando sia morto? Vincent, che avverte ricordi che arrivano un boccone dopo l’altro, che sente il dolore, la passione, l’amore legato a questa donna, Vincent che piange, Vincent che si chiede cosa significhi tutto questo, che senso abbia.

Benvenuti nel mondo irreale e visionario di uno degli scrittori più originali di questo secolo, Jonathan Carrol che, con uno stile da romanziere di altri tempi, folle e lucidissimo, disegna le metamorfosi dell’esistenza, le distorsioni oniriche, rendendole spiegazione della realtà, quella che potrebbe essere, che vorremmo immaginare potendo, dove Dio non avrebbe senso senza la più piccola particella del tutto che lo compone, che si compone e scompone ogni volta, che si riempie di ognuno di noi una volta finito il tempo. Dio, mosaico di tessere composte e scomposte di vita, di morte che insegue, che insegna, che rivuole quest’uomo sfuggitogli dalle mani, il Caos in distinto smoking che passa e penetra l’esistenza da sconvolgere.

In queste pagine ci sono miriadi di sfumature, ma anche la leggerezza di assurde ironie, il dolore di una conoscenza in parte inaccettabile, così come una verità difficile da comprendere. C’è la corsa distorta di un uomo riportato alla vita con una missione da compiere, ovvero salvare il figlio che la sua donna porta in grembo, un essere vivo e vivido che comunica con sua madre a parole umane pur non essendo ancora nato, predestinato salvatore presente in forme e modi ogni volta diversi. C’è un bellissimo angelo in forma umana e bellissima, Coco, a dispiegare ragioni a cercare di proteggere, essere diviso tra l’essere mistico e quello terreno, incastratasi tra gli occhi e le forme antropiche di quest’uomo sospeso, essenza che si fa carne, e terrena si perde, innamorandosi di lui.

Tutto quello che ruota intorno a Vincent è confuso e chiarissimo allo stesso tempo, come sa essere la vita stessa nella caparbia ricerca di salvazione e verità. Il cuore che non batte più, non arresta la corsa, le sensazioni, il palpitare avanzante del sentimento e dei ricordi. Tenero, doloroso, è un libro fatto di risposte che incollano pagina dopo pagina, che diventano inevitabili, che diventano bisogno di sapere. Combattere, combattere per vivere, per morire, per dare ragioni all’irrazionale, all’irragionevole, per capire, per amore, perché la vita? perché la morte? Mele bianche è un viaggio che scava nel nonsenso per cercarne la giusta collocazione, tra verità e sogno, e che nel far questo si avvale di una costruzione di parole bellissime come quelle che Isabelle porge al bellissimo angelo:“E allora, come funziona?”. A Coco piacque la semplicità di quella domanda. Quattro parole in cerca di Dio.

Un romanzo che lascia nel cuore, nella mente, una delle visioni più belle degli ultimi anni.

Stefania Castella

Mi chiamo Stefania e sono nata a Napoli da padre con occhi trasparenti e madre con lunghissimi capelli biondi e gonnellone hippy. Non so perché ve lo dico, solo perché tutti scriviamo dove nasciamo e nessuno da chi. Sono grafica pubblicitaria e soprattutto mamma a tempo pieno e indeterminato. Scrivo da quando ho imparato, leggo da sempre e ascolto da molto di più. Mi piace leggere e raccontare storie, dare voce. Scrivere è la mia esigenza, la mia necessità. Mi piace raccontare ciò che ho letto cercando di trasmettere l'emozione che ho provato, lasciandovi entrare nel viaggio che ogni scrittore regala. Se questo si chiama recensire, allora recensisco. Cosa fa su MeLoLeggo? Quello che amo fare: immergermi in una storia di carta, con rispetto e onestà, affiancandomi con voi alle pagine e percorrendo lo stesso bellissimo sogno. Ogni scrittore partorisce le sue creature con amore e fatica, quello che possiamo fare è raccogliere la sua storia. Se una storia non piace non si può stroncarla, solo evitare di raccoglierla, no?

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