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L’aquila e la piovra, di Gianni Palagonia

La vera storia di un poliziotto italiano in missione in Albania. Tra tradizione e codici di comportamento antichi e violenti, Palagonia racconta  il paese delle aquile e i suoi legami con la mafia italiana.

L'aquila e la piovra
L’aquila e la piovra

L’aquila e la piovra, ed. Cento Autori, è il terzo romanzo di Gianni Palagonia dopo “Il Silenzio” e “Nelle mani di nessuno”, entrambi pubblicati da Piemme. Palagonia è un ex poliziotto siciliano che scrive con uno pseudonimo preso a prestito dal nome di una località del catanese per proteggere se stesso e i propri congiunti dopo le minacce ricevute dalla mafia. Lavorando nei settori investigativi, ha maturato una notevole esperienza in importanti indagini volte a contrastare la mafia, la criminalità organizzata e il terrorismo. I suoi libri sono stati pubblicati in Germania e Olanda.

L’aquila e la piovra, scritto sotto forma di diario, spiega com’era e com’è oggi l’Albania e cos’è l’Italia per gli albanesi, raccontando i nuovi slanci e le vecchie contraddizioni di un paese che ha preso l’Italia come modello.

La storia catapulta subito il lettore nell’atmosfera di un’avventura reale descrivendo gli usi, le tradizioni e lo sfondo sociale e territoriale dell’Albania di inizio millennio, dove fatti possono sembrare assurdi e sconvolgenti rappresentano invece la realtà di una popolazione dalla storia travagliata. Il regime dittatoriale di Enver Hoxha, infatti, è durato oltre quarant’anni, fino alla sua morte nel 1985. Dopo di  lui ha governato il suo braccio destro, Ramiz Alia,  che ha concesso le  libere elezioni soltanto nel 1991. Il paese è disseminato di bunker installati da Hoxha nella convinzione di un’imminente invasione occidentale.

Tutto questo, una volta messo piede a Tirana, contribuisce a proiettare il nostro poliziotto in un ambiente surreale e anacronistico come in un viaggio a ritroso nel tempo. Le relazioni sociali  sono regolate ancora dal Kanun,  un codice millenario che ha resistito allo scorrere del tempo e che in Albania non sembra aver generato rivoluzioni culturali. Questo codice ha vastissimi ambiti di applicazione, tanto nella vita quotidiana quanto negli aspetti più complessi della società: fidanzamenti, matrimoni, proprietà, lavoro, donazioni, ma anche giuramenti, onore e vendette, comprese quelle tra clan criminali.

Spesso l’esistenza di questo codice offre un’ipotesi investigativa agli inquirenti stranieri per comprendere omicidi o tentati omicidi che coinvolgono bande di albanesi, le cui cause non sembrano essere direttamente collegate a traffici di droga, prostituzione o armi.

Ho incontrato bambini e ragazzi segregati in casa per le vendette di sangue. Non possono andare a scuola, stare all’aperto. In alcune zone del paese esistono ancora queste realtà.

La narrazione, fatta direttamente in prima persona dall’autore-poliziotto, ci racconta di una capitale, Tirana, dove mancano i tombini, il traffico è brulicante e le strade finiscono in mulattiere; una città che è un cantiere costante di complessi, immobili di lusso e nuovi quartieri. Ogni cinque metri c’è un Eurolotto per le scommesse sul campionato italiano. La corruzione nella giustizia e nella sanità è la regola non scritta ma imperante e gli albanesi cercano di sopravvivere lavorando onestamente. I più poveri raccolgono ferro, lattine e rame nelle strade e nelle ferrovie. Capita che alcune ragazze scompaiono, rapite e destinate al mercato della prostituzione. In molte case manca l’elettricità e l’acqua, che arrivano a fasce orarie. Milioni di euro transitano dall’Europa all’Albania per essere “ripuliti”, in una nazione che è diventata la base dello smistamento e del commercio di droga e di armi illegali per diverse organizzazioni criminali.

Bandiera albaneseContemporaneamente l’Albania vive la sua prima fase di modernizzazione, sottoscrive nuovi patti commerciali, ha poche tasse, promuove il turismo, conta ventimila italiani che studiano o lavorano, attira investimenti, anche se Palagonia insinua il sospetto che molte attività possano essere una copertura per affari non sempre leciti.

Le descrizioni dello stato di vita suggeriscono un’assoluta mancanza di qualsivoglia diritto sociale, come si evince dalla scarsa cura dei malati in ospedale, o dalla condizione  della donna, tristemente ultima nella scala sociale e per nulla rispettata nei suoi diritti più elementari.

Nonostante tutto questo, l’autore vuole tuttavia mostrare quanto di buono il popolo albanese nasconde agli occhi di tutti. L’animo buono, onorevole, ospitale, comprensivo e aperto tipico dei popoli del sud che si nasconde dietro la fama negativa, e quanto invece gli italiani abbiamo contribuito al degrado e allo sfruttamento di un popolo naturalmente pacifico. La mafia italiana  ha inciso pesantemente nel degenerare la cultura albanese con la complicità di una classe politica locale corrotta che, invece di difendere il proprio paese, ha collaborato attivamente con le organizzazioni criminali straniere.

La lettura di questo romanzo non lascia indifferenti e ci insegna sicuramente qualcosa: l’ Albania è una terra tormentata, abusata, sfruttata e gli italiani, purtroppo, sono tra  i suoi maggiori sfruttatori. Le migrazioni verso l’Italia e l’Europa e la fede che questi migranti ripongono in un paese che hanno imparato a sognare dopo la caduta del comunismo e l’instaurazione di una democrazia più finta che reale, ci parlano del disagio che questo popolo ha vissuto e vive tuttora. Un tema quantomai attuale che rende L’aquila e la piovra una lettura assolutamente consigliabile.

Salvatore Chianese

Salvatore Chianese è sociologo e vive e lavora a Napoli. Soffre di svariate “malattie artistiche”, in particolare una mania ossessivo compulsiva per la lettura, la musica e il cinema. Sin da bambino è attratto dal mondo dell’occulto, del mistero e dell’horror. È cresciuto ascoltando la musica dei Queen, per poi innamorarsi di Led Zeppelin, Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden, Y.J. Malmsteen… insomma tutto il rock hard and heavy. Nutre una venerazione per Stephen King e E.A. Poe. Le letture che hanno segnato la sua esistenza sono Dracula di Bram Stoker, Il fuggiasco di Carlotto e Il conte di Montecristo di Dumas. Adora viaggiare, mangiare (tanto e bene) e l’isola di Cuba, la perla dei Caraibi. Cosa fa su MeLoLeggo? Legge, recensisce, critica ma, soprattutto, cerca di sedare le frequenti crisi di astinenza da libri.

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