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In libreria: Giocatore di whisky, bevitore di poker. Poesie di Daniele Campanari

Giocatore di whisky, bevitore di poker

Esce oggi  “Giocatore di whisky, bevitore di poker”, la prima raccolta di poesie dello scrittore pontino Daniele Campanari. Ma attenzione a chiamarle poesie perché si “arrischia ad affidare alla poesia il duro vario ilare di un diario personale”, come sancisce in prefazione Davide Rondoni, uno dei maggiori poeti contemporanei.

Già dal titolo, come si conviene ai libri che hanno qualcosa da dire, si capisce qualcosa. Ma qualcuno, poco avvezzo alla questione ideologica che consiste nel guardare “dentro”, si sentirà preso dalla confusine che scaturisce dalla composizione mista al gioco di parole. Sarà dunque lecito chiedersi i motivi che hanno spinto lo scrittore a dichiarare pubblicamente l’esistenza di un (o più?) giocatore di whisky e, appunto, bevitore di poker.

In realtà, in questo libretto di 122 pagine (edizioni Lettere Animate – Collana “I destrieri” di Aphorism.it – disponibile in tutte le librerie o direttamente dal sito www.lettereanimate.com), c’è più di una fondamentale consapevolezza. Ad esempio, si parte dal sapere che “l’uomo è ibrido per dedizione”. Un sapere che porterebbe il lettore ad un lunga serie di insulti gratuiti verso lo scrittore contestando il fatto che non siamo ibridi. Ma decisi. Un consapevole pensiero che, tra l’altro, già Baudelaire e Gesù Cristo permettevano di esprimere. Per Campanari, “un tipo con la voce stile Ligabue, il libro di Bukowski in mano e gli mp3 di Tiziano Ferro nelle cuffie”, come sottolinea nella postfazione tradotta in “Soluzione finale” il giornalista e poeta Simone Di Biasio, siamo ibridi e per giunta “figli di politici e aggettivi”. E poi c’è Charles Bukowski, il vecchio sporcaccione, il Chinaski che scommette ai cavalli per cercare il guadagno per vivere, l’Hank ubriacone e amante delle donne che da sempre ispira gli scritti del Campanari. Per carità: che non si vadano ad unire i punti in comune tra questi due scrittori d’epoca diversa e, soprattutto, di quantità alcolica diversa pur volendo aprire un dialettico confronto tra le due parti.

“Giocatore di whisky, bevitore di poker” è una raccolta di poesie talvolta surreali, talaltra fin troppo realistiche che invitano a riflettere. Le stesse riflessioni che lo scrittore pontino ha voluto riportare nero su bianco in questo “timido libro”.

Redazione

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