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Raccontami il mare, di Alessandra Bucci

Raccontami il mare
Raccontami il mare

Mare. Dove c’è il mare, che ti accompagna, che ti nutre, che vive la tua vita, il mare ti invade e ti appartiene. Schizzi di acqua tra le pagine di purissime parole, fresche, anche se certe gocce rassomigliano alla malinconia, una malinconia dolce dalla quale è facile lasciarsi cullare. Le parole di Alessandra Bucci in Raccontami il mare (L’erudita editore) sono un’armonia di suoni, sembrano riversate come si riversa l’onda. Sono il percorso che l’onda ben conosce e con cui, nonostante tutto, ti sorprende ogni volta, stringendosi all’anima, con l’accoglienza della purezza.

Parole di poetessa, che sembra comporre metriche anche dove la metrica non c’è, perché c’è lo spazio di una vita e del suo svolgersi. Questo è Raccontami il mare: un racconto che evoca il mare e che dal mare è ispirato. Non ci sono invenzioni, non ci sono finzioni o artifizi: ci sono invece, dentro la vita tutta tumulto e inquietudini di Alice, le sue paure e il suo dolore, che fanno parte di un passato che ha lasciato dietro di sé ferite profondissime lenite dalle onde in un angolo di solitudine a cui Alice torna per ritrovarsi e ritrovare la sofferenza di un padre col viso solcato dal sole.

Raccontami il mare non è solo il titolo del romanzo, è un’invocazione, la richiesta di un padre ammalato che da un letto d’ospedale chiede alla figlia di raccontare, di evocare gli schizzi, la marea, il ricordo. Chiede che lei gli racconti, come faceva lui un tempo, invenzioni e pensieri, tutto stemperato nell’onda della memoria, quando le parole servivano a lenire il dolore di bambini senza più la mamma e con un padre che fungeva per loro da padre e madre, a intrecciare racconti per sopportare il dispiacere, sostituire le mancanze, riempire vuoti, colmarsi di parole-abbracci. Chiede alla figlia che lei gli ricordi tutto questo, che allevi il dolore, in un passaggio di testimone che continuerà ad essere, anche dopo.

Alice stringe i propri ricordi al suo bracciale, che perde due volte nel viaggio del ritorno, e due volte ritrova tra le mani di due vite che resteranno al suo fianco, due vite che sanno di lei, che l’accompagneranno nel perdono di se stessa, nella forza che occorre a lenire il dolore, il senso di colpa, lasciandosi andare alla vita, cullati dalle onde, che ingoiano vite e vita restituiscono.

Stefania Castella

Mi chiamo Stefania e sono nata a Napoli da padre con occhi trasparenti e madre con lunghissimi capelli biondi e gonnellone hippy. Non so perché ve lo dico, solo perché tutti scriviamo dove nasciamo e nessuno da chi. Sono grafica pubblicitaria e soprattutto mamma a tempo pieno e indeterminato. Scrivo da quando ho imparato, leggo da sempre e ascolto da molto di più. Mi piace leggere e raccontare storie, dare voce. Scrivere è la mia esigenza, la mia necessità. Mi piace raccontare ciò che ho letto cercando di trasmettere l'emozione che ho provato, lasciandovi entrare nel viaggio che ogni scrittore regala. Se questo si chiama recensire, allora recensisco. Cosa fa su MeLoLeggo? Quello che amo fare: immergermi in una storia di carta, con rispetto e onestà, affiancandomi con voi alle pagine e percorrendo lo stesso bellissimo sogno. Ogni scrittore partorisce le sue creature con amore e fatica, quello che possiamo fare è raccogliere la sua storia. Se una storia non piace non si può stroncarla, solo evitare di raccoglierla, no?

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